Economia

Confindustria: costi energia, a rischio ripresa industria (2)

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 20 GEN - "Quello che ho l'occasione di lanciare oggi è davvero un grido d'allarme, di grande preoccupazione", sottolinea Aurelio Regina in audizione.
    "Ormai da anni Confindustria - evidenzia l'associazione degli industriali - ripete quanto sia necessaria una strategia energetica che permetta alla manifattura italiana di poter competere con il resto d'Europa e del Mondo.

Il picco della crisi del 2022 ci ha mostrato chiaramente i nostri punti di debolezza e solo grazie alla sinergia tra le imprese e le istituzioni siamo riusciti ad evitare una desertificazione industriale. Non dobbiamo però farci ingannare, perché problemi strutturali non possono essere risolti con misure contingenti ed emergenziali. Non a caso, l'Italia rimane il mercato elettrico Oggi, per gli industriali "sicuramente è importante trasformare il nostro parco impianti, considerando l'opzione nucleare nel medio termine a beneficio anche della sicurezza nazionale, ma non si può prescindere da azioni concrete per ottenere una riduzione del costo dell'elettricità e del gas per le imprese già nel breve termine. L'alternativa, per citare John Maynard Keynes, è accettare che 'del lungo periodo siamo tutti morti'".
    La proposta, che per Confindustria può portare risparmi per 5 miliardi di euro, è concentrata su possibili modifiche all'articolo 8 del provvedimento al centro dell'audizione, il disegno di legge di conversione in legge del decreto 'recante misure organizzative urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza, nonché per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza'.
    "Nel rapporto Draghi - evidenzia ancora l'analisi di Confindustria - è ben illustrato come per mantenere la competitività industriale, l'Ue dovrà bilanciare la traiettoria di decarbonizzazione con politiche che proteggano l'industria da concorrenza sleale e dipendenze estere. Per preservare la resilienza dell'industria italiana nel lungo termine, oltre a promuovere gli investimenti in tecnologie a basse emissioni di carbonio, servono anche e soprattutto prezzi dell'energia confrontabili con quelli degli altri Stati membri e dei Paesi extra-Ue. I costi energetici elevati rappresentano una barriera significativa per la crescita industriale, in particolare per i settori ad alta intensità energetica, che hanno visto una riduzione della produzione del 10-15% dal 2021 a livello Ue".
    "La principale motivazione del divergente prezzo dell'elettricità sul mercato all'ingrosso fra l'Italia e gli altri Paesi "è la differente struttura del mix di generazione, in Italia storicamente legato al gas naturale, su cui grava anche il costo della CO2 del sistema Ets trasferito sul prezzo pagato da tutti i consumatori". E "lo scenario presente non mostra chiari segnali di miglioramento perché ad inizio 2025 si sono aggiunti ulteriori elementi di incertezza: la conferma dello stop dei flussi gas via tubo dalla Russia all'Europa attraverso l'Ucraina per la fine dell'accordo di transito; la rapida discesa del livello di riempimento degli stoccaggi gas, che a livello Ue è ora al 69%, livello inferiore alla media degli ultimi 5 anni; l'attesa per le politiche energetiche della nuova amministrazione statunitense". (ANSA).
   

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