(ANSA) - PERUGIA, 21 DIC - Negli ultimi dieci anni, il
settore agricolo umbro ha mostrato segnali di miglioramento in
efficienza e produttività, ma non sufficienti a ridurre il
divario rispetto alla media nazionale. Anzi, questo si è
ampliato.
In Umbria - emerge da un comunicato dell'ente camerale -, il
numero di aziende agricole è diminuito da 16.950 nel 2014 a
15.443 nel 2024, con una contrazione dell'8,9%, inferiore al
calo nazionale del 9,9%. Tuttavia, le dimensioni medie aziendali
sono aumentate solo marginalmente, passando da 1,3 a 1,4 addetti
per impresa, contro una crescita nazionale da 1,4 a 1,6 addetti.
La regione continua a soffrire della presenza di troppe aziende
ultramicro, spesso a conduzione familiare e con attività
agricole marginali.
Il numero totale di addetti nel settore è calato del 6,3%,
passando da 22.672 a 21.240, mentre a livello nazionale la
riduzione è stata molto più contenuta (-0,5%). In Umbria, gli
addetti familiari sono diminuiti del 26,2%, mentre quelli
subordinati sono aumentati del 20,9%, segnalando un lieve
progresso verso una maggiore professionalizzazione del settore.
Il 51% delle aziende agricole umbre nel 2024 conta un solo
addetto, rispetto al 42,3% della media nazionale. Questo divario
si riflette anche nelle classi superiori: solo il 12,4% delle
aziende umbre ha tra 2 e 5 addetti, contro il 16,8% nazionale, e
appena l'1,4% delle imprese umbre rientra nella fascia 6-9
addetti, rispetto all'1,9% italiano.
Le imprese agricole giovanili rappresentano il 6,5% del
totale regionale, con dimensioni medie estremamente ridotte
(0,97 addetti per impresa). Le imprese femminili, che
costituiscono il 32,1% del totale, si attestano su una media di
1,1 addetti per azienda, anche qui inferiore al dato regionale.
I bilanci delle imprese agricole umbre di capitali rivelano
una situazione preoccupante. Il valore aggiunto medio per
impresa è cresciuto solo nominalmente (+4,2% tra il 2019 e il
2023), ma in termini reali, al netto dell'inflazione del 10,7%,
si registra un calo del 6,5%. Ancora più critico l'Ebitda medio,
sceso del 12,2% in termini nominali e del 22,9% in termini
reali. Anche il costo del lavoro, apparentemente cresciuto
(+8,9%), risulta in calo reale dell'1,8%.
La redditività degli investimenti si attesta a "un misero"
0,8%, mentre il ritorno per l'imprenditore è dell'1,1%, in lieve
miglioramento rispetto al 2019 ma comunque insufficiente per
sostenere una crescita significativa.
Il report evidenzia una realtà agricola umbra che,
nonostante alcuni passi avanti, non riesce a colmare il gap con
la media nazionale. Le sfide sono molteplici: aziende troppo
piccole, bassa redditività e una transizione ecologica e
digitale ancora da completare.
La Camera di commercio auspica che questi dati possano
guidare politiche più incisive per rilanciare la competitività
di un settore cruciale per l'economia regionale.
"Con questo nuovo report abbiamo voluto fare un punto sulle
imprese agricole umbre, esaminando l'evoluzione nell'ultimo
decennio e l'andamento dei bilanci delle imprese agricole di
capitali nell'ultimo quinquennio" ha spiegato Giorgio Mencaroni,
presidente della Camera di commercio dell'Umbria. "Dal report -
aggiunge - emerge con chiarezza che, nel decennio, passi avanti
son stati fatti, ma insufficienti a colmare il gap di
competitività del settore primario regionale con la media
nazionale, tanto che il divario a sfavore dell'Umbria non solo
non si è ridotto, ma si è allargato. Come anche i dati di
bilancio dell'ultimo quinquennio evidenziano che, al netto
dell'inflazione, la situazione media di un'impresa di capitali
agricola della regione è, nel complesso, peggiorata. Materiale,
quello del report, che deve servire come elemento per elaborare
politiche capaci di incidere maggiormente sulla competitività
del settore che, anche per i suoi legami con l'agroindustria, è
importante per l'economia umbra. Come Camera di commercio stiamo
cercando, con numerose iniziative di formazione-formazione, di
supportare le imprese nella doppia transizione, quella digitale
e quella ecologica, che riguarda a pieno titolo anche le imprese
agricole e l'impatto sulla loro competitività, come anche la
loro capacità di integrarsi nelle filiere alte del valore
aggiunto dell'industria agroalimentare". (ANSA).
Per Camera commercio segnali di miglioramento da agricoltura
'Non sufficienti a ridurre divario rispetto a media nazionale'