(ANSA) - ROMA, 15 AGO - "Siamo di fronte a un bivio: o
gestiamo la transizione mettendo al centro la libertà e la
qualità del lavoro oppure accettiamo la dismissione del nostro
sistema industriale". Così a Repubblica il leader della Cgil
Maurizio Landini.
"Autonomia industriale e indipendenza energetica - afferma -
sono gli elementi strategici per il futuro dell'Italia e
dell'Europa. Siamo al diciassettesimo calo consecutivo della
produzione industriale. È il momento di costruire una politica
industriale con un ruolo pubblico per rilanciare gli
investimenti, compresi quelli privati".
Sui salari, e rispondendo alle accuse della destra di fare
troppa politica, Landini afferma: "Se nel primo trimestre i
redditi reali in Italia sono aumentati più che in Francia e
Germania lo dobbiamo al rinnovo dei contratti nazionali che in
alcuni casi erano fermi da anni. Se c'è qualcuno che ha fatto il
suo mestiere, siamo proprio noi. Il governo non si intesti
meriti".
Con Confindustria "siamo disponibili al confronto sui temi
della rappresentanza, del rinnovo dei contratti, del diritto
alla formazione, della salute e sicurezza, delle politiche
industriali. A settembre siamo pronti a ragionarci ancora, fino
ad arrivare, se ce ne saranno le condizioni, a proposte comuni".
"Non siamo disposti a un'altra manovra di tagli. Prendiamo i
soldi dove ci sono: rendite finanziarie e immobiliari, evasione,
profitti ed extraprofitti. Regolarizzare tre milioni di
lavoratori in nero significa ad esempio aumentare le entrate.
Anche salari più alti alzano le entrate. Partiamo da qui,
aboliamo i salari da fame". "Basta con la propaganda elettorale
- conclude -. Con il concordato preventivo biennale si dà uno
schiaffo in faccia a chi le tasse le paga tutte e sempre".
(ANSA).
==Landini, 'senza industria non c'è futuro, Meloni ci convochi'
'Redditi più alti merito nostro. No a manovra di nuovi tagli'