Medio Oriente

Libia: islamici prendono scalo Tripoli

Le milizie di Misurata sostengono di averne il controllo

Redazione Ansa

Nuovi 'misteriosi' raid aerei hanno colpito le postazioni 'filo-islamiche' a Tripoli, il secondo attacco dal cielo in meno di sette giorni, ma non hanno fermato l'avanzata delle milizie, che annunciano di aver conquistato l'aeroporto della capitale. Il bilancio dei raid è di almeno 15 morti, incerto quello della battaglia per lo scalo, al centro da settimane di combattimenti con armi pesanti. Il Paese è al collasso, e preoccupa la comunità internazionale, Italia in testa, con il premier Matteo Renzi che ha definito la questione una sfida che l'Ue deve essere in grado di affrontare. E il conflitto ha aperto le porte al fiume di migranti che fuggono dalle guerre africane e medio orientali, con il Mediterraneo che oggi registra una nuova strage, si temono oltre 170 morti nell'affondamento di un barcone. L'instabilità interna, hanno scritto i media locali, sta poi causando il collasso delle aziende straniere, "comprese le 200 italiane", che punterebbero a ottenere fondi di garanzia dai rispettivi governi. Il Parlamento, 'esiliato' a Tobruk dopo la proclamazione del 'Califfato' islamico a Bengasi, città dove si sarebbe dovuto riunire, avrebbe deciso di silurare il capo di Stato maggiore dell'Esercito, in un estremo tentativo di serrare i ranghi e consolidare la propria autorità. Dimissionato anche il ministro della Difesa, accusato di aver armato milizie irregolari al suo comando. I raid secondo i miliziani di Misurata - schierati con l'operazione Alba contro i rivali di Zintan - hanno colpito una sede del ministero del ministero dell'Interno, in precedenza conquistato dalle stesse milizie, e altri obiettivi, nella zona sud della capitale. Anche questo secondo raid, dopo il primo scattato nella notte tra domenica e lunedì, sempre colpendo postazioni di Misurata, è stato rivendicato da Khalifa Haftar, l'ex generale e ora 'signore della guerra' che ha lanciato una propria offensiva anti-islamica nell'est del Paese. Ma i media insistono a definire misteriosi i raid: l'aviazione libica non è nelle condizioni di utilizzare i propri caccia in operazioni notturne e lanciare raid dall'est del Paese comporterebbe rifornimenti in volo. Alcune fonti militari hanno affermato, dopo le accuse a Francia e Italia di essere dietro ai raid - prontamente smentite da Parigi e Roma - che si tratta di "aerei dati in prestito", da utilizzare in chiave anti-jihadista-. Si punta l'indice contro questo o l'altro Paese nordafricano, ma senza conferme di nessun genere. Quel che appare chiaro è che, perlomeno sul fronte politico-militare, i micro-conflitti tra le varie milizie che hanno caratterizzato l'ultimo anno si sono evolute in un confronto ben più ampio, con la saldatura strategica tra le formazioni di Zintan, operative a Tripoli, e quelle di Haftar, attive a Bengasi. Sull'altro fronte, la coincidenza di interessi e il conflitto contro avversari comuni, sta unendo le forze di Misurata e quelle più estremiste come Ansar al Sharia. E allo stato attuale non sembra che si possa arrivare a una soluzione negoziale del confronto.
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it