Una miscela esplosiva fatta di contrapposizioni confessionali, rivendicazioni indipendentiste e attentati compiuti da Al Qaida, la cui branca locale e' considerata dagli Usa la piu' pericolosa a livello planetario. E' questa la situazione dello Yemen, che secondo l'Onu rischia un totale collasso dello Stato.
I ribelli Huthi, seguaci di una scuola sciita dell'Islam chiamata Zaidismo e accusati di essere sostenuti dall'Iran, sono scesi nei mesi scorsi dalla loro regione d'origine di Saada, nel Nord del Paese al confine con l'Arabia Saudita, e si sono impadroniti della capitale Sanaa, dove hanno posto il presidente Abed Rabbo Mansur Hadi agli arresti domiciliari e hanno sciolto il Parlamento. Da li' hanno proseguito la loro marcia verso Sud, dove e' forte la presenza di clan tribali armati sunniti loro avversari, delle forze di Al Qaida e di un'organizzazione secessionista che vorrebbe ricreare la divisione in due del Paese precedente al 1990.
Proprio oggi un attentato suicida, probabilmente opera dei qaedisti, ha colpito una stazione di polizia di Radda, nella provincia di Al Bayda, cento chilometri a Sud-Est della capitale, che gli Huthi hanno conquistato il 10 febbraio. Ieri, invece, i miliziani di Al Qaida si erano impadroniti di una base militare ancora nelle mani dei governativi a Shabwa, nel Sud del Paese, uccidendo 4 soldati e prendendone 15 in ostaggio.
I ribelli sciiti si sono impadroniti finora di 10 delle 22 province del Paese. Tra quelle in cui non sono ancora penetrati vi e' Maarib, nell'Ovest, ricca di petrolio, che potrebbe essere presto teatro di sanguinosi combattimenti con i clan tribali locali avversari degli Huthi. Analoga situazione a Taiz, terza citta' del Paese, 200 chilometri a Sud di Sanaa, che ha visto solo due giorni fa una manifestazione di migliaia di persone contro gli Huthi. E infine Aden, principale citta' nel Sud, i cui dirigenti locali attuali hanno avvertito che non si sottometteranno all'autorita' degli sciiti.
Ma anche Sanaa rimane esposta alla possibilita' di attentati ad opera di Al Qaida. Come quello del 7 gennaio davanti all'Accademia di polizia che ha provocato 33 morti tra i giovani che si volevano arruolare.