Medio Oriente

Libia: allarme armi chimiche Gheddafi, prese da milizie Isis

Londra cerca 3 ragazzine, 'unite all'Isis'. Caos in Libia, raffica di attentati, 47 morti

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Redazione Ansa

Armi chimiche sono state trafugate da arsenali del regime di Muammar Gheddafi in province centrali e meridionali della Libia e a prenderle sono state "milizie" avversarie dell'esercito regolare libico: lo riferiscono "fonti militari" riportate dal sito di Asharq Al-Awsat, l'autorevole quotidiano panarabo basato a Londra.
Il quantitativo trafugato non è noto, precisa il sito del quotidiano filo-saudita. Un "responsabile militare", sotto anonimato, ha detto all'Asharq Al-Awsat che "sfortunatamente" armi chimiche "esistono in luoghi noti alle milizie, le quali ne hanno preso grandi quantitativi per usarle nella loro guerra contro l'esercito". E gli arsenali segreti in Libia che contengono micidiali armi chimiche come "l'iprite e il gas nervino Sarin" "potrebbero cadere nelle mani dello Stato islamico", riferisce ancora Asharq Al-Awsat, citando un anonimo responsabile militare libico.
Un gruppo armato di guardia ad una fabbrica chimica situata nel distretto di Jufra, circa 600 chilometri a sud-est di Tripoli ha trasferito imprecisate quantità di "gas mostarda" (iprite) a Misurata, scrive ancora il sito, che descrive anche lo svolgimento di un presunto test con armi chimiche. 
Nel descrivere il trasferimento di iprite a Misurata, il sito cita fonti "locali" facendo riferimento alla città libica sul mare bastione delle milizie islamiche che appoggiano il Parlamento rivoluzionario di Tripoli (Gnc), non riconosciuto internazionalmente. Un video, aggiunge il quotidiano, "sembra mostrare miliziani che conducono test con armi chimiche in una regione montagnosa vicino alla città di Mizda, circa 160 chilometri a sud di Tripoli. Si vede sparare "un proiettile, da cui si sprigionano fiamme seguite da una nube di denso fumo bianco che copre un'ampia area".

Opac distrusse armi chimiche, restano gas tossici -  E' stata completata a maggio del 2014 la distruzione delle armi chimiche più pericolose in Libia risalenti al regime di Muammar Gheddafi. La distruzione è avvenuta sotto l'egida dell'Opac, l'organizzazione Onu che monitora il rispetto del bando delle armi chimiche. A settembre scorso, l'Opac ha lanciato l'allerta su 850 tonnellate di precursori (che possono essere trasformati in armi chimiche) di cui 115 di isopropanolo, stoccati nel sito di Ruwagha, nel deserto del sudest della Libia. Il timore era che finissero in mani sbagliate.

Tre adolescenti inglesi arruolate per la guerra santa dei terroristi. Scotland Yard e' alla ricerca di tre ragazze di 15 e 16 anni, di una scuola dell'est di Londra, che sarebbero partite per la Turchia con l'intenzione di unirsi ai jihadisti dell'Isis in Siria. Shamima Begum, 15 anni, Kadiza Sultana, 16 e un'altra 15enne sono state viste l'ultima volta, con i bagagli e ben vestite, martedi' scorso all'aeroporto di Gatwick da dove hanno preso un volo per Istanbul. Alle famiglie avevano detto che avrebbero trascorso la giornata fuori, approfittando della pausa scolastica di meta' semestre. Secondo i media britannici, le tre ragazze erano molto amiche e avrebbero maturato insieme la loro decisione. ''La nostra piu' grande preoccupazione e' la sicurezza di queste giovani ragazze'', ha detto Richard Wolton capo dell'anti-terrorismo di Scotland Yard rivolgendo un appello ''a chiunque abbia informazioni sulla loro scomparsa di rivolgersi alle autorita'''.

Tobruk dice no a governo unità nazionale:  Governo e Parlamento di Tobruk, quelli riconosciuti a livello internazionale, hanno respinto una proposta avanzata da "ambienti occidentali" e Onu sulla formazione di un governo di unità nazionale libico entro una settimana al fine di combattere l'Isis: lo riferiscono fonti libiche. E' salito a "47 morti e 80 feriti" il bilancio delle tre autobomba esplose ad Al-Qubah, nell'est della Libia: lo riferiscono fonti dell'ospedale "al Bayda" della cittadina. Il bilancio potrebbe aggravarsi dato che 26 feriti vengono definiti in "condizioni molto gravi".

Il reportage sui giorni della fine di Gheddafi nel diario dell’inviato ANSA, Claudio Accogli

Il caos Libia e le nuove minacce Isis, ieri a Parigi riunione dei ministri degli Esteri del gruppo Med, con Gentiloni, mentre dagli Stati Uniti l'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, assicura che sta arrivando un sostegno forte alla mediazione che sta conducendo l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu, Bernardino Leon, per un governo di unità nazionale'' in Libia.

Sul territorio la situazione resta grave: tre autobomba sono esplose ad Al Qubah una cittadina nell'est della Libia. Una delle esplosioni ha colpito un edificio dei servizi di di sicurezza, precisano le fonti. Al Qubah si trova ad una quarantina di chilometri ad ovest di Derna, la città trasformata in Califfato da jihadisti.  L'Isis ha imposto un "coprifuoco" a Sirte, la città che controlla sull'omonimo golfo,secondo fonti libiche. I media libici avevano confermato che la città è sotto il "completo controllo" dei jihadisti che, oltre edifici governativi, hanno preso anche l'università e compiuto una "parada" di pickup pesantemente armati. Il sito di Al Arabiya ha citato testimoni per riferire che l'Isis ha preso possesso del centro convegni "Ougadougou" dove l'allora leader Muammar Gheddafi organizzava stravaganti summit africani e arabi. La città è assediata dai miliziani islamici delle 'Brigate di Misurata' che vogliono riportare l'agglomerato sotto sotto il controllo di Tripoli, la sede del governo filo-islamico non riconosciuto dalla comunità internazionale. Si attende sempre l'esito di negoziati tra l'Isis e anziani delle tribù locali per evitare lo scontro e far uscire i jihadisti lasciandoli andare a Nawfaliya, una cittadina desertica 145 km a est di Sirte.

Renzi, Italia solida contro minacce - "L'Italia è un grande Paese in condizione di affrontare qualsiasi tipo di minacce". Matteo Renzi utilizza la platea della trasmissione di Rai 2, Virus, per mandare pochi e miratissimi messaggi sul ruolo e la strategia di Roma in merito alla situazione in Libia e ai rischi di attacchi terroristici da parte dell'Isis. "L'Italia è forte ed in condizione di reggere ma non intende avviare avventure belliche". Il problema va affrontato con "grande decisione" ma senza cedere all'isteria collettiva. "Preoccupazione sì , sottovalutazione della situazione no ma non siamo assediati, non abbiamo quelli con i coltelli dietro le porte", tranquillizza il premier rimarcando che il problema, per certi versi, non viene dall'esterno ma dall'interno: non a caso - spiega- gli attentatori in Francia e a Copenaghen, sono nativi di quei luoghi. Così come l'Isis non e' strutturalmente in Libia ma un fenomeno accresciuto anche grazie alle moderne tecnologie di comunicazione, come Internet, per esempio. Da qui la massima esigenza di lavorare diplomaticamente per ottenere il consenso internazionale, quindi anche da parte di paesi come la Cina e la Russia, per giungere ad una soluzione che porti la pace nel paese nordafricano. "In Libia c'è il rischio di un "franchising del terrore con gruppi locali che decidono che la bandiera dell'Isis ha più visibilità" e quindi si uniscono ai jihadisti. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Porta a Porta, sottolineando che l'Isis ha un "marchio lugubre dall'alto valore simbolico".

Obama, guerra a terrore non Islam. Isis, arriviamo a Roma - "#We Are Coming to Rome", stiamo arrivando a Roma. La nuova minaccia dell'Isis all'Italia arriva con un hashtag su Twitter, e alimenta le preoccupazioni per la situazione in Libia, sempre più caotica. Una "situazione esplosiva", come l'ha definita Federica Mogherini, ministro degli Esteri della Ue. Così mentre a New York, nella sede dell'Onu, si lavora incessantemente per trovare una soluzione alla crisi che infiamma la sponda sud del Mediterraneo, a Washington - dove i rappresentanti di 60 Paesi si sono confrontati sulle strategie anti-Isis - il segretario di Stato americano John Kerry si è incontrato per parlare di Libia proprio con la Mogherini e il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri, alla presenza del numero uno dell'Onu Ban ki-Moon. Proprio l'Egitto, intanto, ha presentato una bozza di risoluzione alle Nazioni Unite che prevede anche l'uso della forza militare in Libia se necessario. Un'opzione che però al momento non sembra essere presa in considerazione, almeno stando alla discussione avvenuta in seno al Consiglio di sicurezza. Discussione che ha rafforzato il fronte dei sostenitori della via diplomatica. La priorità numero uno è quella di mettere insieme le varie fazioni che si confrontano in Libia in un contesto di unità nazionale contro le forze del terrore. Come emerso anche da una riunione a New York dell'Intenational Crisis Group sulla Libia composto da rappresentanti di Usa, Francia, Regno Unito, Italia, Germania, Spagna, Ue e Onu.

 La mappa interattiva del Site sulla rete Isis nel mondo

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 Alfano ha  parlato della minaccia di infiltrazioni con i barconi di immigrati. "Non c'e' traccia reale di un nesso tra immigrazione e terrorismo. Ma non si puo' escludere nulla". A confermare le sue parole arriva da Londra la notizia che una donna di 25 anni di Birmingham è stata arrestata all'aeroporto londinese di Heathrow appena scesa da un volo in arrivo dalla Turchia ed è stata accusata di terrorismo. Al Qaida, ha detto Obama, "e' una sfida per il mondo intero, non solo per l'America". La forza militare non e' pero' sufficiente, ha affermato il presidente americano. E' necessario sconfiggere anche la propaganda, contrastare i terroristi che online "fanno il lavaggio del cervello" ai giovani musulmani. E il mondo islamico si deve mobilitare: "Schieratevi nella lotta contro gli estremisti", ha detto il presidente rivolgendosi ai leader musulmani. Il Cairo però preme per una risposta muscolare.

ISIS, EREDITA' AVVELENATA DI GHEDDAFI. LO SPECIALE

 

La cartina del califfato a Derna

 Dopo i raid aerei di lunedì e martedì, le forze egiziane hanno compiuto anche un'incursione via terra, fino a Derna, e secondo alcune fonti "hanno ucciso 155 combattenti dell'Isis e ne hanno catturati altri 55". E all'Onu il governo egiziano insiste affinché venga quantomeno revocato l'embargo sulle armi per il governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, cioè quello costretto ad operare da Tobruk poiché a Tripoli la fa da padrone un governo 'parallelo' formato dalle milizie islamiche. Una richiesta avanzata anche dallo stesso governo, tramite il ministro degli esteri Mohammad al Dairi. L'orientamento del Palazzo di Vetro sembra però diverso. Al momento la prospettiva più concreta sembra quella che prevede di concedere altro tempo al mediatore dell'Onu Bernardino Leon, considerato che un intervento militare internazionale, o anche la fornitura di altre armi ad una sola delle parti in conflitto allontanerebbe la possibilità di una soluzione "politica". E Leon oggi ha auspicato che un'intesa possa essere raggiunta raggiunto "presto". Le divergenze tra le parti, ha detto, "non sono insormontabili". Ma "il tempo non è infinito, e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti" dalla mediazione Onu sostenuta dall'Italia, ha affermato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni.

LA MAPPA DELLE MILIZIE

 

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L'Egitto non rinuncia però ad esercitare pressioni. C'è il rischio che "barconi pieni di terroristi" arrivino sulle coste italiane, ha avvertito l'ambasciatore egiziano a Londra, Nasser Kamel, mentre il premier libico Abdallah al Thani ha a sua volta affermato che membri dell'Isis e di Boko Haram hanno raggiunto o stanno raggiungendo i gruppi terroristici in Libia, che a loro volta si starebbero avvicinando al confine con la Tunisia. Una figura di spicco dell'Isis in Libia, Abu Arhim al-Libim, afferma invece che l'Isis vuole infiltrarsi sui barconi di immigrati nel Mediterraneo e attaccare le "compagnie marittime e le navi dei Crociati", almeno stando a dei presunti 'piani segreti' contenuti in un documento di cui il think tank anti terrorismo Quilliam di Londra è entrato in possesso. Difficile capire se si tratti di propaganda o strategia. Di certo, ha affermato Obama, è necessario "aiutare il mondo musulmano a sviluppare dei social media che contrastino la propaganda degli estremisti su Internet", dove "gruppi come al Qaida e l'Isis propagandano una visione della religione respinta dalla stragrande maggioranza dei musulmani".

 Il tweet di Site su Boko Haram

 

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