"La pronuncia del tribunale di Amburgo è equilibrata. Certo, se fossero state accolte tutte le istanze, l'Italia sarebbe stata più soddisfatta. Ma in realtà anche le richieste dell'India sono state respinte. Anzi, chi ora si trova più bloccata è proprio l'India che non potrà più avere lo stesso atteggiamento vantando in maniera certa di avere giurisdizione sul caso Marò, come pretendeva di fare". E' la valutazione di Roberto Virzo, docente di Diritto internazionale all'Università del Sannio e di Organizzazione internazionale alla LUISS di Roma, secondo il quale ora ci vorranno circa "due anni" prima della decisione dell'Aja.
- C'è chi parla di schiaffo al governo. Ci sono stati errori? E' stato corretto rivolgersi ad Amburgo?
"Era l'unica via: prima di rivolgersi al Tribunale dell'Aja bisognava passare per Amburgo. Anzi, lo si sarebbe dovuto fare molto prima, già due anni fa. L'ordinanza di oggi a mio avviso non è negativa. Teniamo conto che l'India aveva già annunciato che il 26 agosto avrebbe fissato ulteriori date del processo: ora è costretta a fermare tutto".
- Cosa ha deciso esattamente Amburgo?
"Il Tribunale del Mare non è competente nel merito: questo spetta al tribunale arbitrale che sarà istituito all'Aja. La Convenzione del diritto del mare dice che le parti, mentre è pendente la costituzione del tribunale arbitrale, si possono rivolgere ad Amburgo che si pronuncia solo sulle misure cautelari. L'Italia l'ha fatto il 10 agosto. Ma l'istanza sulle misure cautelari finiva per coincidere in parte con richieste di merito, chiedendo che i marò potessero stare in Italia e sostenendo che la giurisdizione è dell'Italia. Il tribunale di Amburgo rischiava, così, di entrare nel merito della vicenda. Invece ha emesso una pronuncia equilibrata e ha sospeso tutti i procedimenti in corso che inasprirebbero la controversia e pregiudicherebbero la competenza di merito, che è dell'Aja. Inoltre le parti entro il 24 settembre dovranno presentare ad Amburgo un rapporto sullo stato di attuazione delle misure cautelari per i marò. Questo induce a continuare i negoziati: non si può escludere un'intesa prima di arrivare al merito, per esempio individuando uno Stato terzo che accolga i marò".
- L'ordinanza individua delle violazioni?
"C'è un passaggio importante sul rispetto dei diritti umani: Amburgo tiene conto dei familiari dei pescatori indiani riguardo al diritto di accesso alla giustizia, ma nel contempo sottolinea che bisogna anche rispettare il diritto degli imputati a non avere un processo lungo ed estenuante, a un giusto processo".
- Quanto ci vorrà perché si pronunci l'Aja?
"Ragionevolmente da uno e mezzo a 2 anni. Il tribunale è già stato costituito: Francesco Francioni sarà membro italiano di un collegio di 5 giudici. Con la prima ordinanza l'Aja fisserà la data entro cui le parti devono presentare le memorie e le date per udienze. Ci vorrà almeno un anno per la prima udienza".
- Massimiliano Latorre dovrà tornare in India?
"Non credo che l'India potrà dire che Latorre deve tornare in India. Amburgo ha congelato i procedimenti in atto, anche quello sulla misura concessa al marò per motivi di salute. Nei prossimi mesi si potrà chiedere all'Aja un'interpretazione, ma la lettura più ragionevole credo sia che l'ordinanza di oggi ha sospeso tutto".