Una selva di mini-tende tra il brulicare di uomini, giovani donne col capo velato, bambini di tutte le eta', tutt'intorno - tra rifiuti, cartacce, resti di cibo e aria maleodorante - panni e abiti ad asciugare al sole, scarpe malandate con i segni evidenti di lunghe e dolorose traversate a piedi, sacchi a pelo ammassati e pronti per l'uso della prossima notte: cosi' si presenta in questi giorni a Belgrado il Park Bristol, la grande spianata antistante la principale stazione ferroviaria e di autobus della capitale serba, diventata un enorme bivacco, il quartier generale di migranti e profughi in viaggio lungo la 'rotta balcanica' e diretti in Ungheria, da dove contano di raggiungere Paesi prosperi del nord Europa, in particolare Germania, Austria, Olanda, Svezia. Sono in gran parte cittadini siriani, iracheni, afghani in fuga da guerre e poverta' e con la speranza di una vita piu' umana e dignitosa in Europa.
"Sono di Damasco, ho attraversato Turchia, Grecia, Macedonia e sono diretto in Ungheria, da dove intendo recarmi poi in Germania. Un centinaio di km li ho percorsi a piedi dalla Grecia", afferma con sorprendete naturalezza. "La gamba, aggiunge, l'ho persa nella guerra che sta distruggendo il mio Paese". Si avvicinano sorridenti Kaisin e Mohammed, due giovani fratelli di 21 e 12 anni partiti da soli da una località presso Damasco. "Un nostro fratello di 24 anni e' stato ucciso in guerra. Li' non si può piu' stare, cosi' siamo scappati. Siamo arrivati qui a piedi dalla Macedonia e vogliamo andare in Germania, li' abbiamo degli amici". Mohammed, un profugo siriano di etnia curda, ci dice a sua volta di essere andato a lavorare per un anno in Iraq per raccogliere il denaro necessario a pagare la traversata verso la sognata Europa. Mille dollari per la sola traversata dalla Turchia alla Grecia.
Intanto intorno al parco-bivacco della stazione, dove un siriano residente a Belgrado ha aperto un punto ristoro che offre una sola pietanza siriana a base di riso e pollo, sono in tanti i tassisti in trattative con migranti desiderosi di partire al più presto per il nord, dove li aspetta pero' la barriera metallica e di filo spinato innalzata dalle autorita' ungheresi. L'odissea sulla 'rotta balcanica' continua... (ANSA)
Tra i profughi che attraversano la Serbia
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