Si è spaccato in volo l'Airbus A321-200 della compagnia russa Kogalymavia, precipitato ieri mattina nel Sinai uccidendo tutte le 224 persone a bordo. Su questo non hanno dubbi le autorità dell'aviazione civile russa, il che non esclude possa essersi trattato di un attentato, anche se l'ipotesi al momento viene considerata improbabile. La maggior parte degli esperti che, con grande prudenza in attesa dei risultati dell'esame delle due scatole nere, si sono espressi in queste ore, ipotizza un cedimento strutturale dell'Airbus, seguito da una violenta depressurizzazione che avrebbe fatto precipitare improvvisamente l'aereo. Le uniche voci discordanti sono quella di un esperto britannico citato dalla Bbc secondo cui potrebbe invece trattarsi di un'esplosione a bordo, e di un esperto russo, che cita due ipotesi: una bomba nella stiva o un corto circuito che ha provocato un incendio e spento i motori. Ai giornalisti russi, Viktor Sorochenko, direttore esecutivo della commissione interstatale dell'aviazione russa, ha detto: "La disintegrazione della fusoliera si è verificata in volo, e i frammenti sono distribuiti su un'area piuttosto ampia, circa 20 chilometri quadrati".
Nel frattempo tutti i voli Airbus A321 della Kogalymavia (che dal 2102 opera con il marchio Metrojet), sono stati sospesi: lo ha deciso l'agenzia federale dei trasporti (Rostransnadzor). Esperti citati dal sito specializzato AirLive.net sostengono che l'aereo si sarebbe spaccato dopo una violenta depressurizzazione dovuta a una debolezza strutturale dell'Airbus A321-200. Ma secondo un funzionario dei servizi di terra egiziana che, insieme a due ispettori russi, ha effettuato una ispezione pre-volo dell'aereo, l'Airbus appariva in buone condizioni. Il sito ricorda che il pilota del volo 9268 di Kogalymavia aveva espresso una serie di dubbi sulle condizioni meccaniche dell'Airbus in questione, parlando con la moglie. Per queste ragioni - precisa AirLive.net - appare altamente improbabile che l'aereo sia stato abbattuto da un'organizzazione terroristica. Tutt'altro il parere del professor Michael Clarke, direttore del Royal United Services Institute.
Se risulterà confermato che l'Airbus si è spaccato in due mentre volava, bisognerà invece prendere in considerazione l'ipotesi "non di un collasso meccanico, ma piuttosto di un'esplosione a bordo". Il responsabile del think tank londinese si è poi detto "molto più incline a credere, dovendo indovinare cosa sia successo a questo stadio dell'indagine, che si sia trattato di una bomba esplosa a bordo più che di un missile lanciato da terra". A Clarke ha fatto eco da Mosca - come scrive l'Associated Press - un esperto di un centro di ricerche locali sull'aviazione civile, Alexander Fridlyand. Alla tv russa l'esperto ha spiegato che se l'aereo è davvero precipitato in fretta come sembra, potrebbe essere conseguenza di un'esplosione nella stiva oppure un corto circuito che ha incendiato l'aereo e spento in maniera definitiva i motori. Infine, contrariamente ad Air France, Klm, Lufthansa ed Emirates che hanno deciso di non sorvolare il Sinai finché non si saprà con esattezza quello che è successo, il Mail online informa che la British Airways non ha per ora deciso di interrompere i sorvoli del nord dell'Egitto. Ma già un mese fa l'ente britannico per la sicurezza dei voli civili aveva diramato un avviso alle compagnie del regno affinché non volassero a bassa quota sul Sinai centrale, vista la presenza di jihadisti ostili agli occidentali.
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