A nove giorni dalle stragi, continuano a emergere le storie di ciascuna delle 130 vittime della furia jihadista che ha colpito Parigi. Storie di eroi che hanno salvato uno sconosciuto, storie di fidanzati che hanno perso la vita insieme, e storie di chi in quell'inferno è morto da solo.
Il corpo di Stéphane, riverso sul pavimento, è stato trovato solo il giorno dopo dai pompieri, allertati da amici che non erano riusciti a mettersi in contatto con lui. Oggi, in una fredda domenica di sole, Parigi continua, incessante, a omaggiare le sue vittime, davanti al Bataclan e ai caffè presi di mira. E in place de la République, simbolo della "resistenza civile" contro la barbarie, dove ogni giorno si radunano decine di persone, nonostante il divieto di assembramento decretato subito dopo gli attentati insieme allo stato d'emergenza. Le autorità chiudono un occhio su queste manifestazioni spontanee, nella consapevolezza che la Francia ha bisogno di elaborare il proprio lutto e di curarsi le ferite. Ma, a distanza di giorni, ci sono anche tracce di sangue che rendono difficile dimenticare. Al Comptoir Voltaire, dove Brahim Abdeslam - fratello del super ricercato Salah - ha ucciso sé stesso e ferito gravemente quattro persone, si vedono ancora i segni dell'esplosione. Frammenti insanguinati del giubbotto del kamikaze sono sparsi sui tavolini del locale e attaccati alla vetrina. Un dettaglio raccapricciante, accanto alle decine di mazzi di fiori, candele e messaggi di cordoglio, di adulti e bambini: "Non saranno i terroristi a farci smettere di essere felici e di vivere", si legge sotto a un disegno infantile che raffigura un uomo armato e vestito di nero. In grande le parole 'Liberté, Egalité, Fraternité' e una bandiera francese.
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