La Commissione europea propone un Regolamento per misure di sostegno finanziario d'emergenza "per operazioni di soccorso umanitario" in Ue. E in una Comunicazione d'accompagnamento stima la necessità di stanziare 700 mln di euro in tre anni (300mln nel 2016; 200mln nel 2017; 200mln nel 2018) per "affrontare i crescenti bisogni umanitari in Ue di fronte alla crisi di profughi e migranti". Si legge nelle bozze dei documenti di cui l'ANSA ha preso visione e che dovrebbero essere adottati domani dal collegio dei commissari.
Nel flusso quotidiano di rifugiati verso l'Europa ci sono terroristi, criminali e foreign fighters: lo ha affermato in una audizione davanti ad una commissione del Senato il comandante Nato in Europa, gen. Philip Breedlove. A suo avviso, l'Isis "si sta diffondendo come un cancro" in questo mix, "sfruttando il vantaggio di vie di minor resistenza, minacciando l'Europa e noi stessi". Breedlove ha anche accusato la Russia di aver "enormemente esacerbato il problema" con le sue azioni in Siria.
Sono riprese le operazioni di sgombero della parte sud della Giungla di Calais interrotte ieri a causa degli scontri tra polizia, attivisti no-border e migranti. Le autorità cercano di spostare i migranti in container di spedizione situati in un'altra zona della Giungla, ma molti si rifiutano, temendo che in questo modo siano costretti a chiedere asilo in Francia ed a dover rinunciare così al loro sogno di stabilirsi nel Regno Unito.
"L'attivismo di una manciata di militanti 'No Borders' - dice il ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve - non cambierà niente": l'operazione di sgombero della 'giungla' di Calais "continuerà nei prossimi giorni, con calma e metodo, offrendo a ciascuno un posto, come da impegni del governo".
Durante lo sgombero, alcuni migranti hanno tentato di arrampicarsi sui tetti delle loro baracche per evitare che fossero demolite. Due in particolare, ha riferito il viceprefetto Vincent Berton citato dal quotidiano La Voix du Nord, sono saliti su un tetto armati di un coltello, minacciando di tagliarsi le vene se gli agenti si fossero avvicinati. Dopo alcuni minuti di tensione, la polizia è riuscita a bloccarli. "Si trattava soprattutto di evacuarli - ha spiegato Berton - Il problema con queste due persone, che sembrano fragili, è certamente di ordine medico e sociale".
Le scene che abbiamo visto alla frontiera tra Grecia e Macedonia "ci preoccupano molto" e "dimostrano che la sola soluzione è quella europea", così il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas che ricorda la necessità di agire "in conformità alla legge internazionale".
"L'Austria non è la sala d'attesa per la Germania". Lo ha detto il cancelliere austriaco Werner Faymann, difendendo la politica del suo Paese, che ha posto un tetto limite all'accoglienza di 37.500 richiedenti asilo l'anno. Faymann ha reagito in toni aspri alle frasi della Merkel, che in un talkshow domenica ha criticato la politica di Vienna: "Chi è
favorevole ai profughi, come i nostri vicini tedeschi, può prenderli direttamente dai centri di smistamento". L'Austria è ancora a favore di una soluzione europea, "ma il piano B non può consistere nel fatto che diventi una sala d'attesa dell'Ue".
LA GRAFICA: IMMIGRAZIONE, FLUSSI E MURI
A Calais inizia lo sgombero, tra scontri e tensioni - LA GIORNATA DI LUNEDI'
Fiamme, sassi e lacrimogeni. Il primo giorno di sgombero della tendopoli di Calais, nel nord della Francia, è degenerato negli scontri tra attivisti no-border, migranti e circa duecento agenti di polizia incaricati di presidiare le squadre di operai giunte sul posto per smantellare le tende e le capanne di rifugiati e richiedenti asilo a cui è stato proposto di trasferirsi nei centri di accoglienza messi a disposizione dallo Stato. Alle diciassette la situazione non era più sostenibile e, a causa delle violenze, la Police Nationale ha deciso di sospendere le operazioni. Ma non è bastato a placare gli spiriti visto che scontri sporadici si protraevano in serata. Secondo un primo bilancio, quattro persone sono state fermate e cinque agenti sono rimasti leggermente feriti.
Intanto, la polizia federale belga ha annunciato di aver respinto verso la Francia 619 persone da quando ha ripristinato, la settimana scorsa, i controlli alla frontiera per impedire un eventuale afflusso di migranti in concomitanza con lo sgombero di Calais.
Giovedì scorso, il Tar di Lille ha dato il via libera all'evacuazione della parte sud della tendopoli più grande di Francia. Il governo Hollande ha da subito garantito il carattere "umanitario" e "progressivo" dello sgombero. A tutti i migranti - insistevano a Parigi - verrà proposta un'alternativa tra container riscaldati e centri d'accoglienza. Ma le Ong ritengono che i posti letto non siano sufficienti.
Secondo le associazioni, sono oltre 3.400 i disperati che devono lasciare la zona meridionale della 'Jungle', circa un migliaio secondo la prefettura. Nel campo sono comunque ancora tantissimi a rifiutarsi di passare nelle strutture controllate dallo Stato e da cui tentare la traversata in Gran Bretagna diventerebbe ancora più difficile. Lo sgombero progressivo della parte sud della tendopoli era cominciato lunedì mattina intorno alle 8.30: due bulldozer e una ventina di operai con casacca arancione sono giunti sul posto spalleggiati da circa duecento agenti in tenuta antisommossa. Obiettivo smontare le prime tende lasciate libere e demolire le capanne. In un primo tempo, l'atmosfera era relativamente calma ma gli incendi appiccati in una ventina di baracche hanno contribuito a risvegliare le tensioni. Secondo fonti di polizia, ad accendere il fuoco, sarebbero stati gli stessi attivisti no-border con il preciso scopo di mandare a monte l'evacuazione.
Nel cielo azzurro di Calais la densa coltre di fumo sprigionata dalle baracche in fiamme della Giungla era visibile per tutto il pomeriggio. Gli agenti in tenuta antisommossa hanno poi risposto con i lacrimogeni al lancio di pietre da parte di 150 persone tra migranti e attivisti opposti all'evacuazione. Sul posto, il prefetto, Fabienne Buccio, ha spiegato che l'imponente dispiegamento di forze è dovuto alle "aggressioni verbali e fisiche di cui sono stati oggetto nei giorni scorsi" gli operatori incaricati di convincere i migranti a lasciare il campo e a trasferirsi nei centri dello Stato. Alcuni di loro - ha deplorato - sono stati "insultati e strattonati" da "attivisti in maggioranza britannici".
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