Il Consiglio Ue non si aspetta che il premier britannico David Cameron presenti la notifica del ritiro della Gran Bretagna dall'Ue, ovvero l'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona, al prossimo summit europeo. Lo rende noto una fonte del Consiglio Ue. "Sia chiaro a tutti - precisa la fonte - che non c'è alcun negoziato senza una notifica formale di avvio delle procedure previste dall'art.50. E' irrealistico pensare che Cameron notifichi il recesso al prossimo Consiglio Ue". Sulla questione dei tempi, la stessa fonte osserva che "nell'interesse della Ue e del Regno Unito bisogna avviare questa fase rapidamente", ma contemporaneamente fa notare come il voto abbia provocato "una crisi profonda, non solo della leadership conservatrice ma anche nella società britannica, su cui bisogna riflettere". L'Unione europea a 27 Stati, che si riunirà per la prima volta al prossimo Consiglio Ue, è "determinata" ad andare avanti ed è "fiduciosa": lo riferiscono fonti Ue. "Rassicuriamo tutti" che il Consiglio ha il pieno controllo della situazione e che non c'è alcun vuoto legale sulle procedure che porteranno all'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, ha sostenuto una fonte.
Juncker ha chiamato Cameron venerdì, 'subito la Brexit' - Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker continua a considerare necessaria un'uscita immediata della Gran Bretagna dalla Ue dopo il voto sulla Brexit e venerdì ha chiamato direttamente il premier britannico David Cameron per chiedergli di attivare immediatamente l'articolo 50 dei Trattati. Lo riferisce il Guardian citando fonti europee. "La decisione del popolo britannico è stata chiara, e l'unica cosa logica adesso è rispettare la sua volontà il più presto possibile", ha detto Juncker a Cameron, sempre secondo quanto riferisce il Guardian. Il premier dimissionario britannico non intende tuttavia attivare l'articolo 50 al vertice di martedì a Bruxelles (volendo lasciare la patata bollente al suo successore) e funzionari europei, scrive ancora il giornale, sono arrivati alla conclusione che uno Stato membro non può essere 'forzato' ad avviare il processo di sganciamento dall'Unione.
Fonti, Merkel e Hollande d'accordo su dopo-Brexit - La cancelliera Angela Merkel e il presidente Francois Hollande hanno avuto un colloquio telefonico in cui hanno "constatato" l'esistenza di un "completo accordo sul modo di affrontare la situazione" creata dalla Brexit. Lo riferiscono media francesi citando ambienti dell'Eliseo
Prima riunione dell'Ue a 27 a Bruxelles dopo il sì all'uscita della Gran Bretagna giunto dal referendum. Gli ambasciatori-rappresentanti permanenti presso l'Ue di tutti i Paesi membri, tranne quello britannico, sono attualmente al lavoro nella sede del Consiglio Europeo per preparare il vertice in programma martedì e mercoledì prossimi. "Un giorno triste per la cooperazione europea" è stato il commento su Twitter dell'ambasciatore svedese Andres Anhlid.
Die Welt, Merkel vuole temporeggiare - Angela Merkel vuole evitare azioni precipitose per la Brexit, anzi tende a temporeggiare: lo scrive Die Welt. Parlando dell'intenzione britannica di non affrettare la Brexit, Die Welt scrive che "ciò si inserisce perfettamente nella concezione di Merkel, che vuole trarne vantaggio. Sia per l'Euro che per i profughi, la cancelliera ha preso tempo per risolvere i problemi". Con la Brexit, "Cameron le regala la possibilità di prendere tempo, e questo sarebbe buono per Berlino. Le soluzioni veloci di Bruxelles non sarebbero nell'interesse della German
Il Parlamento di Edimburgo potrebbe cercare tramite un voto dell'assemblea di bloccare la Brexit. Lo ipotizza la leader scozzese Nicola Sturgeon, senza precisare su quali basi legali questo potrebbe avvenire. Secondo la leader scozzese sarebbe giusto concedere al Parlamento di Edimburgo "il diritto di esprimere il suo consenso" alla Brexit, che lei sostiene possa essere vincolante. Ma Sturgeon ammette anche che sicuramente il governo di Londra non la vedrà allo stesso modo.
"Il Regno Unito del 2014 - sostiene Nicola Sturgeon - non esiste più". La 'first minister' frena però sulla possibilità di andare in tempi rapidi ad un referendum sulla secessione da Londra, dopo quello vinto nel 2014 dagli unionisti, e afferma che "l'indipendenza non è il mio primo obiettivo bensì la difesa degli interessi della Scozia".
Secondo un sondaggio pubblicato dal Sunday Times, La maggioranza degli scozzesi è in favore dell'indipendenza dal Regno Unito dopo il referendum sulla Brexit. Il 52% chiede di separarsi da Londra, contro il 48% che è contro questa ipotesi. La rilevazione ribalta il risultato del referendum sull'indipendenza della Scozia vinto nel 2014 dagli unionisti: allora i 'sì' alla secessione erano il 45%, i 'no' il 55%.
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