Africa

ANSA/ In Sud Sudan anniversario di sangue. Oltre 300 morti

Scontri tra fazioni nel quinto 'compleanno' dell'indipendenza

Redazione Ansa

Violente esplosioni e spari continuano a scuotere Juba, la capitale del Sud Sudan, da cinque giorni al centro degli scontri tra le forze fedeli al presidente Salva Kiir e quelle che appoggiano il primo vicepresidente Riek Machar. Entrambi stasera hanno ordinato il cessate il fuoco ma la situazione resta estremamente instabile. 

Testimoni riferiscono che i combattimenti continuano nella capitale: nel quartiere di Tomping, dove sorge l'aeroporto e una base Onu, è stata udita una "enorme esplosione", mentre un residente del quartiere di Gudele parla di raffiche e di scoppi. La missione Onu di Jebel, dove hanno trovato temporaneamente rifugio circa 30.000 civili, fa sapere che i combattimenti sono ripresi nelle vicinanze. Shantal Perasud, portavoce della missione delle Nazioni unite, conferma che ieri è stato ucciso un casco blu cinese.

Nessuna celebrazione in Sud Sudan per il quinto anniversario dell'indipendenza dello Stato più giovane del mondo, ma una carneficina tra fazioni che non riescono a convivere. Oltre 110 morti, secondo alcune fonti almeno 150, sono il bilancio degli scontri, ieri notte, tra le forze fedeli al presidente salva Kiir e quelle che appoggiano il primo vicepresidente Riek Machar e che sono una nuova violazione del fragile accordo di pace firmato nell'agosto dell'anno scorso dopo due anni di scontri.
    La conta dei cadaveri trasportati all'obitorio del Teaching Hospital di Juba è difficile perché, ha detto un medico che è voluto rimanere anonimo per ragioni di sicurezza, i soldati hanno impedito ai medici di esaminare i corpi. secondo un altro medico la maggioranza sono cadaveri di soldati.
    Gli scontri sono iniziati in nottata nei pressi del palazzo presidenziale dove Machar e Kiir - scrive Liberation - preparavano un comunicato comune su altri incidenti avvenuti il giorno precedente. Oggi nella capitale non si è sparato, ma la tensione rimane alta e la gente è rimasta chiusa in casa. E se ufficialmente i mancati festeggiamenti per l'anniversario dell'indipendenza dal Sud sono stati giustificati con mancanza di fondi, è chiaro che a decidere è stata in realtà la paura.
    Gli scontri tra le opposte fazioni sono costati in due anni e mezzo decine di migliaia di morti e hanno provocato una grave crisi umanitaria in un Paese già poverissimo nonostante le ingenti riserve petrolifere.
    Nel quadro dell'accordo di pace di aprile, Machar è tornato a Juba come vice presidente nell'ambito di un governo di unità nazionale che non è riuscito a portare stabilità e sicurezza. 
   

"L' Italia chiede di far tacere le armi" scrive in un tweet il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sottolineando che l'Unità di crisi della Farnesina è "in contatto con i nostri connazionali" presenti nel Paese africano.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it