Contrariamente a quanto annunciato in precedenza dal prefetto di Calais, Fabienne Buccio, lo sgombero della cosiddetta 'Giungla' di Calais non è ancora finito. Dopo gli incendi delle ultime ore, che avevano condotto all'allontanamento di tanti migranti anche per lasciare spazio ai vigili del fuoco, molti di loro stanno progressivamente rientrando nella bidonville: è quanto riferisce un giornalista di BFM-TV presente sul posto.
Secondo la prefettura, dall'inizio dello sgombero, sono circa 4.4000 i migranti trasferiti nei centri di accoglienza e orientamento (Cao) ai quattro angoli della Francia, 1.200 i minori isolati. Ma nella 'Giungla', spiegano i reporter presenti sul posto, ci sono ancora "diverse decine" di esiliati. "Dopo gli incendi, alcuni sono rientrati solo per recuperare i loro effetti personali ma altri intendono restare. Non hanno nessuna intenzione di farsi trasferire nei Cao. Vogliono rimanere nel campo con la speranza di raggiungere la Gran Bretagna". Inoltre, continua un giornalista citando una Ong locale, circa "2.000 migranti" si sarebbero sottratti all'assistenza statale e sarebbero attualmente sparpagliati tra il centro e l'hinterland di Calais. Per intercettarli la polizia francese ha attivato speciali ronde "anti-squatter".
Nella bidonville in smantellamento sono entrati i servizi di ripulitura, per togliere tutto quello che resta di tende, baracche, bivacchi, bagagli e rifiuti, ma nella bidonville già dalla scorsa notte sono divampate più volte le fiamme. Il fuoco ha fatto esplodere almeno due bombole a gas e un siriano è rimasto leggermente ferito al timpano. I primi fuochi sono cominciati in prima serata ma tra mezzanotte e le 3 si sono intensificati.
La situazione sembrava tornata sotto controllo, ma si è fatta acora pericolosa nella tarda mattinata. Le immagini diffuse in diretta dai canali all news francesi sono impressionanti e mostrano fiamme e fumo. Secondo le autorità transalpine gli incendi volontari rientrano nel quadro di una tradizione dei migranti. Il fuoco sarebbe infatti un modo per "dire addio" alle loro capanne. "E' il segno che se ne vogliono andare per davvero", commenta un giornalista sul posto.
Didier Leschi, direttore generale dell'ufficio francese per l'immigrazione e l'integrazione, intervistato in diretta da BFM-TV ha invece lanciato l'allarme: "Quello che sta succedendo è preoccupante", qualcosa di "molto più serio" di quanto si pensi", ha spiegato aggiungendo che "i pompieri stanno intervenendo per domare il fuoco che può essere pericoloso".
Le operazioni per lo sgombero di quella che da molti è stata definita "vergogna d'Europa" dureranno almeno una settimana e della bidonville non dovrà rimanere nulla. "In totale 4.014 persone sono state 'messe al riparo' in due giorni", ha annunciato ieri sera in un comunicato il ministero dell'Interno transalpino. Una trentina sono arrivati a Marsiglia, nuovo centro d'accoglienza dove non piove come a Calais, ci sono letti e docce. Cinquanta sono sbarcati dal bus in Gironda, la regione di Bordeaux, ed hanno preso posto nei bungalow allestiti attorno al castello di un vecchio liceo.
In genere, sono state facilitate le scelte di gruppi etnici di rimanere insieme, 30 sudanesi sono andati nella Charente-Maritime, nelle Lande oltre 80 etiopi, e così via. Nel comunicato di ieri, gli Interni annunciano anche che 1.000 minorenni senza genitori sono stati messi "in sicurezza", mentre 217 che si trovavano a Calais e per i quali sono stati appurati i legami familiari con persone residenti in Gran Bretagna sono già dal 17 ottobre nel Regno Unito.
Ed è proprio da Londra che arrivano le preoccupazioni più forti in queste ore, con i britannici sempre più convinti che i migranti non rinunceranno mai al loro proposito di recarsi Oltremanica. E' l'opinione del Daily Mail, al quale diversi abitanti della "giungla" hanno detto che avrebbero "moltiplicato gli sforzi per attraversare la Manica con qualsiasi mezzo". "Nonostante tutti gli sforzi delle autorità - commenta il Guardian - non c'è alcuna garanzia che non si formerà un altro campo nella regione".
Intanto, si assottiglia la pattuglia di quelli che dal campo non sono ancora usciti, e fra questi ce ne sono forse un migliaio che vengono considerati "irriducibili" e rifuggono dall'esodo spontaneo. Ieri pomeriggio, una cinquantina di donne hanno manifestato rumorosamente chiedendo di poter "lasciare la giungla" ma per "andare in Inghilterra".
Fino ad ieri la situazione generale si era mantenuta tranquilla, l'arrivo dei temuti "no borders" non c'è stato e tutto si è svolto con ordine. Ma c'è un nocciolo duro che non uscirà volontariamente dalla bidonville.
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