E' finita tra la tensione l'evacuazione della giugla di Calais. Ad annunciare la fine dello sgombero del campo è stato il prefetto della cittadina spiegando che "nel campo non c'e'più nessuo". La conclusione dell'operazione è avvanuta stamattina non tra poca tensione: sono infatti ripresi gli incendi nella tendopoli dei migranti a Calais. Fuoco, fumo, fiamme: le immagini diffuse in diretta dai canali all news francesi sono state impressionanti. Secondo le autorità transalpine gli incendi volontari rientrano nel quadro di una tradizione dei migranti.
Il fuoco sarebbe infatti un modo per "dire addio" alle loro capanne. "E' il segno che se ne vogliono andare per davvero", commenta un giornalista sul posto. Quello che è successo è "preoccupante", qualcosa di "molto più serio" di quanto si pensi. "I pompieri stanno intervenendo per domare il fuoco che può essere pericoloso", aveva detto Didier Leschi, direttore generale dell'ufficio francese per l'immigrazione e l'integrazione.
L'evacuazione dovrebbe "finire questa sera": lo ha detto il prefetto di zona Fabienne Buccio. "Siamo in grado di chiudere il dispositivo di ripartizione già da questa sera", ha precisato, aggiungendo: "Nel campo non c'è più nessuno. Sono tutti al riparo. Dopo l'assistenza agli ultimi migranti il dispositivo si ferma"
Nella tendopoli di Calais, restano "mille persone" da evacuare sulle circa 8.000 presenti lunedì mattina all'inizio dello sgombero: è quanto ha riferito il prefetto di zona, Fabienne Buccio, spiegando che finora sono state trasferite quindi più di 6 mila persone. Ma adesso viene il difficile. Oltre al ricollocamento nei centri di accoglienza su tutto il territorio francese, ci sono i "duri", forse un migliaio, che ancora non accennano a lasciare il campo. Intanto, sono entrati nella bidonville in smantellamento i servizi di ripulitura, per togliere tutto quello che resta di tende, baracche, bivacchi, bagagli e rifiuti. Di quella che da molti è stata definita "vergogna d'Europa", non dovrà rimanere nulla. E le operazioni dureranno almeno una settimana. Una trentina sono arrivati a Marsiglia, nuovo centro d'accoglienza dove non piove come a Calais, ci sono letti e docce. Cinquanta sono sbarcati dal bus in Gironda, la regione di Bordeaux, ed hanno preso posto nei bungalow allestiti attorno al castello di un vecchio liceo. In genere, sono state facilitate le scelte di gruppi etnici di rimanere insieme, 30 sudanesi sono andati nella Charente-Maritime, nelle Lande oltre 80 etiopi, e così via. Nel comunicato di ieri sera, gli Interni annunciano anche che 1.000 minorenni senza genitori sono stati messi "in sicurezza", mentre 217 che si trovavano a Calais e per i quali sono stati appurati i legami familiari con persone residenti in Gran Bretagna sono già dal 17 ottobre nel Regno Unito.
Ed è da Londra che arrivano le preoccupazioni più forti in queste ore, con i britannici sempre più convinti che i migranti non rinunceranno mai al loro proposito di recarsi Oltremanica. E' l'opinione del Daily Mail, al quale diversi abitanti della "giungla" hanno detto che avrebbero "moltiplicato gli sforzi per attraversare la Manica con qualsiasi mezzo". Ieri pomeriggio, una cinquantina di donne hanno manifestato rumorosamente chiedendo di poter "lasciare la giungla" ma per "andare in Inghilterra". Finora la situazione generale è stata tranquilla, l'arrivo dei temuti "no borders" non c'è stato e tutto si è svolto con ordine. Ma c'è un nocciolo duro che non uscirà volontariamente dalla bidonville, un gruppo che si raduna nell'unico punto rimasto aperto nel campo in smantellamento, il "Kabul café", dove Abdul, il proprietario, ha detto in un'intervista che se ne andrà "soltanto quando arriverà la polizia". E' al "Kabul" il centro nevralgico della "resistenza" e l'impressione è che nella prospettiva dello sgombero, il peggio debba ancora venire.
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