Per il presidente Recep Tayyip Erdogan è stato in questi anni l'avversario più insidioso. Selahattin Demirtas, 'l'Obama curdo' che è stato arrestato nella notte per "terrorismo" insieme ad almeno altri 11 deputati del suo partito Hdp, è l'uomo che aveva spezzato il dominio di Erdogan sulla Turchia, portando lo scorso anno in Parlamento un partito curdo, come mai nessuno era riuscito a fare fino ad allora.
Piombato al centro della scena politica nel 2014, conquistando quasi il 10% di voti alle presidenziali, il 43enne ex avvocato per i diritti umani ha saputo sparigliare le carte di un'opposizione stanca e sfiduciata dopo oltre un decennio di batoste nelle urne. Nel suo Hdp, nato dalle ceneri dei vecchi partiti curdi, ha scavalcato i confini etnici, allargando la base elettorale alle minoranze religiose - dagli aleviti ai cristiani - e alle donne, senza trascurare gruppi di sinistra e Lgbt. 'Selocan' - come lo chiamano affettuosamente i suoi - arriva da un percorso tutt'altro che scontato.
Di famiglia curda, fino all'università era tra gli 'assimilati' che si mischiavano alla maggioranza turca. Al punto che la sua lingua d'origine la conosceva appena. Forse anche per questo, come ha raccontato, giunto al bivio tra la lotta armata e quella politica, vissuto da tanti giovani curdi, ha scelto la seconda. Entrato ventenne nei movimenti, è riuscito ad andare oltre, conquistando un sostegno che supera il bacino dei 15 milioni di curdi di Turchia. Accanto alla moglie Basak, insegnante, e alle due figlie piccole, si è conquistato la scena mediatica. Con la sua retorica elegante e la battuta pronta, Demirtas è diventato un leader corteggiato dai media internazionali. L'ennesima esplosione nell'estate del 2015 del conflitto con il Pkk nel sud-est turco, che ha raggiunto livelli di violenza mai visti negli ultimi vent'anni, ne ha improvvisamente spezzato il cammino, in una Turchia ripiombata in pochi mesi nei suoi giorni più bui.
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