Il lungo addio a Fidel inizia da Plaza de la Revolucion. Sotto un cielo limpido, migliaia di cubani si riversano in strada fin dalle prime ore del mattino, armati di ombrelli per ripararsi dal sole e magliette del Lider e del 'Che'. Il brusio cessa improvvisamente alle nove, quando vengono sparati 21 colpi di cannone. Cala un silenzio profondo, di rispetto e ammirazione, nonostante la folla cresca di minuto in minuto, con migliaia di persone in fila per l'omaggio al 'Comandante in jefe'. In molti piangono, la maggior parte tesse le lodi di Castro. "Un uomo di visione e di azione. E' lui che ha previsto che Cuba e gli Stati Uniti si sarebbero riavvicinati con un presidente afroamericano e un papa latino-americano", dice Olga Gonzales. "Sono una 'fidelista' e, a prescindere da quello che si può pensare di lui, non si può non ammettere che è stato un grande".
"Mi sono svegliata sabato mattina e sono rimasta gelata. Non sapevo stesse così male, o meglio non volevo saperlo", racconta Olga con le lacrime agli occhi. A farle eco e consolarla è Mariuska, infermiera dell'ospedale universitario General Calixo Garcia. "E' stato un grande, ci ha fatto stare bene, ha risollevato il Paese. La sua rivoluzione va avanti, soprattutto ora che siamo più forti, ma ci mancherà". La coda scorre lenta ma nessuno vuole perdere l'occasione per mettere la sua firma nei registri delle condoglianze, i 'registri della rivoluzione'. Si trovano nel Teatro Nacional de Cuba: sono libri semplici, due per ognuno dei cinque tavolini sistemati. Accanto una foto di Fidel e il suo 'giuramento del 1 maggio del 2000' nel quale il Lider Maximo spiegò per la prima volta nel dettaglio il suo concetto di rivoluzione, definendola "unità, indipendenza, difesa dei valori a fronte di qualsiasi sacrificio". Lasciato il Teatro Nacional, la fila prosegue verso il centro di Plaza de la Revolucion, al memorial di Jose Martì. Si sale verso l'obelisco, lentamente, mentre il caldo inizia a farsi sentire.
C'è silenzio: "I cellulari devono restare silenziosi", viene detto ai megafoni, spiegando che almeno questo è "un gesto di rispetto, glielo dobbiamo". E neanche un cellulare squilla per ore. Corone di fiori sono poste vicino all'imponente statua di Jose Martì. Poi si entra in una sala adibita per l'occasione, per ricordare Fidel. Rose rosse e bianche sono all'esterno. All'interno altri fiori, altre foto del Lider Maximo e le medaglie del 'companero Fidel Castro Ruz'. E' l'ultimo momento solenne prima di lasciare il memoriale.
L'uscita è silenziosa: una ragazza, jeans e canotta nera, si ferma e si asciuga le lacrime. "Mi mancherà", sono le uniche parole che dice. E proprio la 'mancanza' è il tema più ricorrente fra i cubani: anche se Fidel era assente dalla vita pubblica ormai da tempo, era come se fosse ancora lì con loro. Ora invece che anche la sola idea che ci sia è svanita, lascia il suo popolo 'orfano' a piangerlo. Mano nella mano, molte coppie anziane si allontanano lentamente dall'area del memoriale, gettando un occhio alla lunga fila di gente che deve ancora entrare. "Siamo dei fedelissimi di Fidel", dicono Cristina e Ramon, sessantenni. "Me lo ricordo quando parlava da qui, da questa piazza. E' il nostro comandante in jefe, anche se non c'è più", spiega Ramon.
E' commosso: "Condividevo i suoi ideali, chissà cosa accadrà ora". A non dire una parola è un signore anziano: maglietta bianca, cappellino con visiera e la scritta Cuba, si limita a mostrare sconsolato foto di vecchia data di Fidel. Ci sono molti bambini, di molte scuole della capitale. "E' stato un esempio, grazie a lui possiamo studiare", dicono. Mentre celebrazioni sono in programma in tutta Cuba, dove le bandiere sono tutte a mezz'asta, a L'Avana sarà possibile firmare i registri della rivoluzione fino a domani. Nella serata di martedì è in programma un altro evento nella 'Piazza di Fidel', così come qualcuno già chiama Plaza de la Revolucion. Mercoledì le ceneri del Lider Maximo lasceranno L'Avana dirette a Santiago de Cuba, con un corteo che arriverà in tempo per il 4 dicembre, quando si terrà la cerimonia solenne di sepoltura. Una strada percorsa in senso inverso da Fidel e dai suoi 'barbudos' quasi sessant'anni fa.
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