Venticinque anni fa l'immagine del corpo scheletrico di Fikret Alic dietro il fino spinato nel campo di prigionia di Trnopolje, pubblicata sulla copertina di Time magazine e ripresa da una tv britannica, scioccò il mondo e richiamò l'attenzione su quanto stava avvenendo nella ex Jugoslavia. Oggi, con una copia del Time dell'epoca in mano, c'era anche lui fuori dal tribunale speciale dell'Onu, all'Aja, ad attendere la lettura della sentenza per l'ex comandante dell'esercito serbo bosniaco Ratko Mladic, l'uomo ritenuto tra i principali responsabili delle sue sofferenze.
"La giustizia ha vinto, è stato condannato", ha detto Alic non appena ha saputo della sentenza all'ergastolo. "Questo esempio eviterà nuovi crimini di guerra in futuro. Giustizia è stata fatta. Spero che questo criminale, che ci ha inflitto quelle terribili atrocità, non sia visto come un eroe da nessuno".
Nel 1992 Alic era uno delle migliaia di musulmani prigionieri nei campi delle truppe serbo-bosniache. La sua immagine diventò un emblema delle atrocità inflitte ai civili, quando un gruppo di giornalisti britannici si imbatté nel campo di Trnopolje, mentre cercava di raggiungere quello vicino di Omarska. Allora Alic raccontò di essere stato trasferito di recente dal centro di prigionia di Keraterm, dove oltre 100 persone erano state uccise in una sola notte.
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