Navi da guerra, caccia, oltre cento missili lanciati: l'operazione congiunta Usa-Francia-Regno Unito per colpire depositi e laboratori di armi chimiche in Siria è stata massiccia, condotta da più fronti e limitata a tre siti. E, secondo gli americani, ha neutralizzato tutti gli obiettivi. Il Pentagono, alcune ore dopo l'attacco, ha fornito i dettagli dell'operazione. In totale sono stati lanciati 105 missili, la maggior parte dal mare.
37 Tomahawk sono partiti da due navi americane, un incrociatore ed un cacciatorpediniere, dislocate nel Mar Rosso. Un altro cacciatorpediniere Usa ha colpito dal Golfo Persico con 23 Tomahawk. Dal Mediterraneo orientale si sono mossi un sottomarino americano, che ha lanciato sei missili, ed una fregata francese, con tre missili.
Dal cielo, sono entrati in azione due bombardieri Usa B-1, che hanno sparato 19 missili. Altri 17 missili sono stati lanciati da caccia francesi e britannici. Parigi in particolare ha mobilitato fregate multimissione, accompagnate da un'imbarcazione di protezione e sostegno. Da diverse basi aeree sul suolo francese sono partiti i caccia Rafale e Mirage, che hanno raggiunto le coste siriane ed hanno lanciato nove missili da crociera.
Londra ha contribuito all'operazione con quattro jet Tornado, che hanno lanciato otto missili contro un'installazione militare siriana a 15 miglia da Homs, dove gli alleati occidentali sostengono che Damasco abbia conservato uno stock di armi chimiche in violazione agli impegni presi di fronte all'Opac, e con Russia e Usa, nel 2013. Mosca ha confermato che durante l'attacco sono stati lanciati oltre cento missili contro quattro aerodromi siriani, ma secondo i russi la maggior parte sono stati distrutti dalla contraerea di Damasco.
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