Tra i leader europei è sempre stata considerata quella che ha meno legato con Donald Trump. E che la chimica tra i due non sia mai scattata non è un segreto.
E la novità rispetto al passato è proprio nel ruolo scelto dalla cancelliera in questa occasione. Il poliziotto buono. Che non è certo un segno di debolezza, al contrario. Il dossier dei dazi è importantissimo per la Germania, che si gioca una partita cruciale. Già duramente colpita dalle tariffe su acciaio e alluminio, Berlino riceverebbe un colpo letale se Trump andasse fino in fondo con la minaccia sulle automobili. La Germania da sola ogni anno ne esporta in Usa 500mila e ne produce negli Stati Uniti 800mila. Il calo potrebbe arrivare a 5 miliardi sul Pil. Di qui la scelta di occuparsi in prima persona della mediazione, superando l'irritazione per le continue capriole verbali di Trump. L'ultima, al solito improvvisa, la proposta di abolire tutti "i dazi, le barriere e i sussidi", da una parte e dall'altra. "Partiamo da qui per riprendere la discussione", ha risposto pazientemente Frau Merkel al tycoon. Riannodando il filo per arrivare ad un documento condiviso, seppure al ribasso e nonostante l'impossibilità di colmare tutte le distanze, che restano a partire proprio dai dazi. Ma una spaccatura plateale del G7 avrebbe rappresentato un punto di non ritorno. Almeno l'obiettivo minimo - e non era scontato viste le premesse - Angela l'ha portato a casa.
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