L'ultima roccaforte dell'Isis in Siria è caduta, ma le forze curdo-siriane appoggiate dalla Coalizione a guida americana continuano a combattere casa per casa nelle campagne della cittadina di Baghuz, tra l'Eufrate e il confine iracheno, alla ricerca degli ultimi irriducibili jihadisti e dei civili tenuti in trappola, alcuni "usati come scudi umani". Ma il presidente americano Do0nald Trump ha già proclamato la fine del 'Califfato'. Dopo che lo aveva anticipato ieri il vicepresidente Mike Pwence da Monaco: "Mentre sono qui davanti a voi - ha detto Pence dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco - sul fiume Eufrate l'ultimo tratto di territorio dove una volta la bandiera nera dell'Isis sventolava è stato catturato". In realtà, per tutto ieri fonti militari curdo-siriane, che guidano le Forze democratiche siriane (Sdf) sostenute dagli Stati Uniti, si sono affannate a frenare ogni entusiasmo. "Le operazioni militari contro l'Isis non sono concluse, ma lo saranno presto", aveva detto stamani il comandante Ciya Firat, parlando dalla base allestita nel campo petrolifero Al Omar, vicino all'Eufrate e nelle retrovie del fronte. In quella base le truppe curde hanno già allestito il palco da cui annunciare ufficialmente la "vittoria contro i terroristi" e la "liberazione" di tutta l'area a est dell'Eufrate. Ma non è oggi che i generali curdi pensano di salire sul palco di Al Omar. "L'Isis sarà presto sconfitto, ma siamo ancora assediando alcune sacche di territorio" nell'area di Baghuz, ha detto Firat. "In poche centinaia di metri - ha aggiunto - ci sono ancora civili assieme ai combattenti".
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