La decisione di estradare il co-fondatore di WikiLeaks negli Stati Uniti sarebbe "politicamente e legalmente disastrosa per il Regno Unito". E' quanto afferma Stella Moris, la compagna di Julian Assange, in una lettera pubblicata dal Mail on Sunday, alla vigilia della sentenza del giudice sulla sua estradizione negli Stati Uniti.
Il giornalista, 49 anni, è accusato di aver violato 'l'Espionage Act' attraverso la pubblicazione di documenti diplomatici e militari segreti nel 2010. La decisione del giudice distrettuale Vanessa Baraitser è attesa per il 4 gennaio: se la corte inglese dovesse confermare i suoi capi di imputazione, Assange sarebbe costretto a fare ritorno negli Usa dove se condannato, secondo i suoi legali, rischia fino a 175 anni di carcere. La compagna di Assange, che ha avuto due figli con lui, sostiene che la decisione di consentire l'estradizione non sarebbe solo una "farsa impensabile" per il partner, ma danneggerebbe il diritto alla libertà tanto sostenuto in Gran Bretagna.
"Riscriverebbe le regole di ciò che è lecito pubblicare qui", ha detto Moris. "Da un giorno all'altro, congelerebbe il dibattito libero e aperto sugli abusi da parte del nostro stesso governo e anche di molti stranieri", prosegue. "I Paesi stranieri potrebbero semplicemente presentare una richiesta di estradizione affermando che i giornalisti britannici, o gli utenti di Facebook, hanno violato le loro leggi sulla censura.
Le libertà di stampa che amiamo in Gran Bretagna sono prive di significato se possono essere criminalizzate e soppresse dai regimi in Russia o Turchia o dai pubblici ministeri di Alexandria, in Virginia", ha aggiunto.
''Dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale le nazioni si sono unite e hanno creato le basi epocali per le Nazioni Unite e per la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Anche gli europei hanno creato il consiglio d'Europa, la Corte europea dei diritti dell'uomo, e hanno integrato nella legislazione nazionale, la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo intesi come diritti umani inderogabili, e che non possono essere mai negati''. Lo sottolinea John Shipton, in difesa del figlio Julian Assange. Lo fa in una testimonianza video raccolta da Imbavagliati, Festival Internazionale di giornalismo civile, ideato e diretto da Désirée Klain, che dal 2015 dà voce a quei giornalisti che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali.
IL VIDEOAPPELLO, PER IMBAVAGLIATI, DI JOHN SHIPTON IN DIFESA DEL FIGLIO
''Nel Medio Oriente - continua il padre di Assange - ci sono 38 milioni di rifugiati e 5 o 6 milioni di persone sono morte. Questi sono grandi crimini di guerra, sono stati commessi da forze occupanti. Sono anche crimini contro l'umanità, quindi crimini contro di noi, le nostre madri, i nostri padri, bambini, fratelli, figli. Queste persone bramano giustizia, e lottare per Julian, contro l'abrogazione dei suoi diritti, battersi vigorosamente per questa causa, porterà un granello di speranza e giustizia a quei milioni di persone e proteggerà anche noi contro gli Stati che si stanno prendendo la libertà, di distruggere le comunità, le persone, madri, padri. Ci stanno annientando per conservare i loro privilegi. Grazie mille''.
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