Migliaia di persone sono scese in piazza in Polonia nella tarda serata di ieri dopo che il governo conservatore ha annunciato che la sentenza della Corte costituzionale che vieta di fatto l'aborto è entrata in vigore, dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.
A Varsavia i manifestanti hanno acceso razzi, sventolato bandiere arcobaleno, emblema dei movimenti gay, oltre a cartelli con scritte secondo cui la sentenza in vigore "Significa guerra". La manifestazione, iniziata davanti alla sede della Corte costituzionale di Varsavia, ha bloccato il traffico, poi i manifestanti si sono diretti verso la sede del partito al potere ultra-cattolico Legge e Giustizia (PiS).
Manifestazioni simili si sono svolte in altre città polacche, nonostante le restrizioni che vietano i raduni di massa a causa dell'epidemia di Covid-19.
La Polonia, un Paese prevalentemente cattolico, ha una delle leggi sull'aborto più restrittive in Europa. Secondo i dati ufficiali, in Polonia ci sono meno di 2.000 aborti legali all'anno. Le organizzazioni femministe stimano che circa 200.000 aborti vengano eseguiti illegalmente o all'estero ogni anno.
La decisione della Corte Costituzionale polacca è stata duramente criticata dall'ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, secondo il quale l'attuale potere polacco in verità non è impegnato nella difesa della vita. "Dopo tutto, sotto il loro governo sempre più polacchi muoiono e ne nascono di meno. La vita sono le donne polacche. Difendere i loro diritti e la loro dignità contro il cinico fanatismo del potere è il nostro essere o non essere" ha scritto su Twitter Tusk, primo ministro della Polonia dal 2007 al 2014.
COSA PREVEDE LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE POLACCA SULL'ABORTO
La sentenza ha affermato che gli aborti in caso di anomalie fetali sono "incompatibili" con la costituzione. Significa che tutti gli aborti in Polonia saranno ora vietati tranne nei casi di stupro e incesto e quando la vita o la salute della madre sono considerate a rischio. L'interruzione della gravidanza - stando alle motivazioni della sentenza - è ammissibile solo se c'è un'alta probabilità di danni irreversibili o letali al feto. La Corte aveva raggiunto la sentenza il 22 ottobre scorso, innescando dure proteste, con centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne, scese in strada in tutte le maggiori città della Polonia, per giorni, nonostante le restrizioni dovute al coronavirus. La dimensione della protesta ha allarmato anche l'episcopato, che ha visto per la prima volta nella storia polacca dei giovani interrompere le cerimonie religiose per contestare il forte legame fra la Chiesa e l'attuale apparato di potere. Il governo aveva pertanto dovuto far ricorso all'esercito e ritardare la pubblicazione della sentenza. Sulla vicenda nel novembre scorso è intervenuto anche il Parlamento europeo, affermando in una risoluzione che rendere illegale l'aborto nei casi di gravi e irreversibili malformazioni fetali "mette a rischio la salute e la vita delle donne", poiché la maggior parte degli aborti legali in Polonia, fino al 96 per cento, viene praticata per queste ragioni.