Deputate invitate alle riunioni di partito ma senza diritto di parola. A pochi giorni dalle frasi sessiste che hanno scatenato una bufera, più all'estero che in patria, e sono costate il posto al capo del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo 2020, l'ex premier Yoshiro Mori, un altro personaggio di spicco in Giappone si è distinto per maschilismo.
Si tratta di un coetaneo di Mori, l'82enne Toshihiro Nikai, segretario generale del Partito Liberal Democratico, lo schieramento conservatore al governo. L'intenzione dell'anziano politico era pure lodevole: aprire per la prima volta alle donne il gotha della politica giapponese dopo la richiesta di un gruppo di parlamentari di partecipare agli incontri.
"Portare una prospettiva femminile", per dirla con le parole di Nikai, alle riunioni dei vertici di partito composti esclusivamente da uomini. Peccato che le buone intenzioni si siano fermate fuori dalla porta. Le cinque 'fortunate' deputate eventualmente invitate a partecipare agli incontri, infatti, non sarebbero autorizzate ad aprire bocca. La loro prospettiva, se vorranno, potranno presentarla solo in un secondo momento agli uffici della segreteria. "E' importante rendersi conto di quello che succede, dare un'occhiata, tutto qui", sono state precisamente le parole del politico secondo l'agenzia Reuters. Soltanto una settimana fa, l'anziano ex primo ministro Mori aveva suscitato l'indignazione internazionale lasciandosi andare ad un commento misogino riguardo la tendenza, secondo lui, delle donne a "parlare troppo durante le riunioni".
L'ex capo di Tokyo 2020 aveva anche ironizzato sull'incremento della presenza femminile nel board da lui guidato auspicando che le sette donne cooptate comprendessero di dover stare "al loro posto". Alla fine le donne al loro posto sono rimaste mentre lui si è dovuto dimettere. Dopo l'uscita del segretario dei liberaldemocratici qualcuno ha scritto su Twitter che dalla controversa vicenda Mori la logica "maschio-centrica del partito liberaldemocratico non è cambiata". D'altra parte il sessismo e l'ineguaglianza di genere sono due piaghe della società giapponese, spesso denunciate da organizzazioni internazionali come Human Rights Watch e Amnesty International. Due anni fa fece scandalo la scoperta che i test d'ammissione alla facoltà di medicina dell'Università di Tokyo erano stati truccati per fare entrare più uomini che donne. E poi c'è il fenomeno della violenza sessuale. Secondo dati del governo nipponico, il 95% delle donne non denuncia stupri o molestie perché ritiene che "non farà alcuna differenza".
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