È passata più di una settimana ormai da quando dopo l’ultimatum di Hamas a Israele, allo scadere dell’ora indicata, le 18, più di 30 razzi sono partiti dalla Striscia verso Gerusalemme e le comunità israeliane. Da allora le armi non si sono ancora fermate. Al 16 maggio, secondo le cifre riportate dall’OCHA, l'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, sono morti 149 palestinesi e 3 israeliani. E sono rimasti feriti 6.472 palestinesi e 46 israeliani. L’ultimo capitolo di una guerra, ancora in corso, che, con maggiore o minore intensità, non ha fine dal 1948. ANSA e DataMediaHub hanno voluto capire quale sia il sentimento delle persone al riguardo analizzando le conversazioni online (social + news online + blog e forum) relative alla due parole chiave maggiormente utilizzate: “Palestine” e “Gaza”.
Complessivamente, per la parola “Palestine”, si sono avute 17 milioni di citazioni, da parte di 1,2 milioni di autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto (like + commenti + condivisioni) 66,1 milioni di persone. Per il termine “Gaza” invece le citazioni sono state 15,2 milioni, da parte di 910mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto 72,4 milioni di persone. Il picco massimo di citazioni per “Palestine” si è registrato tra le 00:00 e l’01:00 del 11/05, con più di 263mila mention in una sola ora. Per “Gaza” invece il picco massimo è stato tre l’01:00 e le 02:00 del 14/05 con oltre 270mila citazioni in una sola ora.
Il post che ha creato il maggior coinvolgimento è un tweet del 14 maggio scorso, di Zayn, account con oltre 30 milioni di follower, che recita: «Sono con il popolo palestinese. Il mio cuore soffre per le famiglie che hanno perso i propri cari. Non possiamo essere testimoni silenziosi di bambini rimasti orfani e assassinati e non rivendicare i diritti umani di tutti i palestinesi! Questo deve finire. Palestina libera». Ha ottenuto poco meno di 200mila retweet e più di 632mila like. Infatti, anche dalla nostra analisi emerge come per entrambe le parole chiave vi sia una netta prevalenza di sentiment negativo, di critica verso le ritorsioni di Israele più che verso le azioni di Hamas. Insomma, non pare esservi dubbio rispetto al fatto che online la condanna nei confronti delle azioni intraprese da Israele sia pressoché unanime, come mostra nel dettaglio l’infografica.
Se questi sembrano essere i risultati, abbiamo voluto approfondire ulteriormente analizzando in maniera specifica le conversazioni sugli account Facebook e Instagram di Netanyahu. Dal 10 al 17 maggio il premier Israeliano, che conta più di 2,6 milioni di follower su Facebook, ha postato sulla propria pagina 49 contenuti, pari ad una media di 6 post al giorno. Di questi l’81.6% sono stati foto o video. Tali contenuti hanno generato complessivamente 1,9 milioni di interazioni, circa 241mila al giorno di media, pari ad un tasso di coinvolgimento medio giornaliero del 1.47%. Il 62.4% di queste interazioni sono stati “mi piace” e l’11.1% “amore”. Solo lo 0.60% è stato invece di rabbia e il 0.52% di scherno (faccina che sghignazza). Un’indicazione sul gradimento da parte dei fan, dei sostenitori di Netanyahu confermata anche dalla crescita di follower: +53.700 (+2.06%) in una settimana. Sempre nello stesso arco temporale, su Instagram, Netanyahu (poco meno di un milione di follower) ha prodotto 41 post, pari ad una media di più di 5 post giornalieri. Questi hanno generato 2,3 milioni di interazioni. Una media di circa 292mila interazioni giornaliere. Il maggior numero di interazioni è stato generato dalle foto, che sono state anche il tipo di contenuto maggiormente proposto (31.7% del totale). I like sono stati il 62.1% del totale delle interazioni, il restante 37.9% commenti. Una discreta quantità di questi ultimi sono critici, con appelli di vario genere e intensità alla liberazione della Palestina. In ogni caso, così come per Facebook, l’account Instagram del premier Israeliano ha guadagnato più di 42mila follower, pari ad una crescita del 4.4%. Se, come è ragionevole fare, consideriamo la crescita di follower un segno di sostegno, confermato dalla tipologia di interazioni su Facebook, come abbiamo visto, appare piuttosto evidente che Netanyahu gode del sostegno di una parte della popolazione. Insomma, anche i social restituiscono l’immagine della frattura con da un lato critiche, spesso aspre, nei confronti di Israele e delle sue ritorsioni e, dall’altro lato, il sostegno al premier israeliano.
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