Sugli Lgbtq+ prosegue lo scontro fra Bruxelles e Budapest. La Commissione europea ha inviato oggi un nuovo avvertimento all'Ungheria, invitandola a ritirare la contestata legge anti-gay, pena il ricorso alla Corte di giustizia europea o a sanzioni economiche. Budapest non è però la sola a trovarsi sotto il pressing Ue. L'esecutivo comunitario a guida von der Leyen ha annunciato di aver messo sotto esame anche le free zone (le zone libere) dagli Lgbt istituite dall'inizio del 2019 da decine di comuni, contee e regioni del sud-est della Polonia. Allo studio di Bruxelles potrebbero esserci possibili azioni contro Varsavia per le presunte violazioni delle norme europee, ma su quest'ipotesi la Commissione ha preferito non rilasciare commenti.
Il dossier Lgbtq+ ha dominato nelle ultime settimane il dibattito politico europeo tanto da divenire centrale al vertice dei 27 a Bruxelles, aprendo un vero e proprio terreno di scontro con Viktor Orban. Il premier magiaro si è trovato in parte isolato dopo che 17 leader europei fra cui Merkel, Macron e Draghi hanno redatto una lettera-denuncia in difesa dei diritti di gay, lesbiche bisessuali e transgender.
A lanciare l'affondo è stata la vice presidente della Commissione europea Vera Jourova. "Ci aspettiamo una risposta dal governo ungherese" sulla legge che vieta la rappresentazione dell'omosessualità ai minori, "preferibilmente l'annuncio che la legge non entrerà in vigore, ma se la risposta non sarà soddisfacente non esiteremo ad andare avanti nel processo" e questo "potrebbe portare alla Corte europea di giustizia e anche a sanzioni economiche" contro l'Ungheria. Jourova ha poi ricordato che Bruxelles ha già inviato una "lettera alle autorità ungheresi", sottolineando che la legge in questione "discrimina le persone in base al loro orientamento sessuale e viola la libertà di espressione".
La palla passa ora all'Ungheria che deve rispondere alle richieste di Palazzo Berlaymont. Nel suo pressing sulle autorità di Budapest Bruxelles ha però precisato che il nuovo meccanismo che lega la concessione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto potrebbe non applicarsi in questo caso.
E' stata la stessa commissaria responsabile per i valori e la trasparenza a confermarlo ai giornalisti. Questo meccanismo consente all'Unione europea di sospendere o limitare l'accesso di uno Stato membro ai finanziamenti europei in caso di una violazione (dello stato di diritto) che incida in modo "sufficientemente diretto" sul bilancio dell'Unione, in particolare nei casi di corruzione ed evasione fiscale.
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