Scontri, centinaia di arresti e almeno un agente ferito: è il bilancio delle nuove violenze di domenica a Cuba, dove migliaia di dimostranti sono scesi in strada nella più grande protesta di massa mai vista sull'isola negli ultimi 30 anni: nel mirino c'e' sempre il presidente della repubblica Miguel Díaz-Canel, la dittatura comunista ed una situazione economica che continua a peggiorare, stretta nella morsa delle sanzioni americane.
Il Miami Herald cita il sito web Inventario, che monitora la situazione nel Paese, secondo cui ieri le proteste hanno interessato almeno 25 città.
Un video ripreso all'una di notte e pubblicato su Facebook, riporta sempre il giornale, mostra centinaia di dimostranti a Palma Soriano (est) che chiedono libertà al grido di "Abbasso la dittatura" e "Abbasso Díaz-Canel". La gente in strada chiedeva inoltre medicine, vaccini anti Covid e "la fine della fame". Nel filmato si vede poi un gruppo di persone che spinge un'auto della polizia gridando "la dittatura è appena arrivata" riferendosi alle forze dell'ordine.
Il Guardian pubblica oggi un'immagine con tre auto della polizia rovesciate e spiega che le proteste sono iniziate in mattinata a San Antonio de los Baños (ovest), oltre che a Palma Soriano, e grazie ai social hanno rapidamente coinvolto L'Avana, dove in miglia hanno sfilato lungo le strade del centro gridando slogan come "patria e vita" e "libertà".
Gli agenti - in divisa e in borghese, riporta il quotidiano britannico - hanno risposto con manganelli e spray al peperoncino, arrestando centinaia di dimostranti che sono stati caricati nei furgoni e portati via. Almeno un poliziotto è stato colpito alla testa da una pietra ed è stato trasportato in ospedale.
La Reuters scrive sul suo sito web, citando testimoni oculari, che nelle strade della capitale sono state viste Jeep delle forze speciali equipaggiate con mitragliatrici.
Cuba: scontri e arresti, protesta come negli anni '90
Un agente colpito alla testa, jeep con mitragliatrici in strada