Nascere sottoterra, venire alla luce di una lampada di fortuna. Ha emesso il suo primo vagito nei sotterranei della metropolitana di Kiev la piccola ucraina Mia, prima figlia della guerra. La mamma, che ha 23 anni, aveva quasi finito il tempo e si stava riparando dalle bombe insieme a tanti altri sotto quella metro ormai diventata un rifugio sotterraneo quando ha cominciato ad avere le doglie e a gridare da un sottopassaggio. Si è accorto di lei un poliziotto che le ha fatto portare acqua e delle coperte, mentre chiamava un'ambulanza. Chi era con lei l'ha fatta adagiare su una panchina destinata fino a qualche ora prima ai passeggeri, e il medico, insieme a tanti volontari, l'hanno aiutata a partorire. Intorno il silenzio di tutti gli altri che, per un attimo, hanno dimenticato la guerra e con le mani giunte hanno pregato perché la vita vincesse, seppure in quelle condizioni. Un piccolo riscatto racchiuso in pochi chili di nome Mia. Il miracolo alla fine c'è stato, la mamma ha emesso il grido più forte quando la testa della piccola era ormai fuori. Mani esperte l'hanno presa in braccio e lei ha gridato il suo primo inno alla vita, che per qualche secondo ha sovrastato il rumore delle bombe. Tra gli applausi e le lacrime di tutti, una copertina bianca e calda l'ha avvolta; c'era anche una cuffietta con orsetti e cicogne disegnate pronta per Mia che si è calmata quando l'hanno adagiata sul grembo di sua madre e le ha stretto subito la mano. La neo mamma ha accettato di farsi fotografare e riprendere in video e qualcuno, allentata la tensione, ha scherzato dicendo che la bambina avrebbe dovuto essere chiamata Metroslav e che sarebbe stato giusto offrirle di viaggiare gratuitamente nelle metro per tutta la vita. Una volta stabilizzate, madre e figlia sono state portate in ospedale. La notizia e il video hanno fatto il giro delle tv e sono diventati virali sui social, facendo presto il giro del mondo: la giovane mamma è stata inondata da messaggi di auguri, emoticon con mazzi di fiori, rose e cuori. "Benvenuta Mia - scrive qualcuno - che il resto della tua vita sia più degna della vergogna in cui ti abbiamo costretto a nascere".
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