Chiusura in forte calo a Piazza Affari nel sesto giorno di guerra in Ucraina. Il Ftse Mib ha ceduto il 4,14% a 24.363 punti, sempre più distante dalla soglia psicologica dei 25.000 punti e tornando ai valori di febbraio 2020.
Tim chiude la seduta in Borsa con un tonfo del 9,05% a 0,34 euro avvicinandosi al minimo di 0,31 euro toccato agli inizi di novembre prima che Kkr mettesse sul tavolo la proposta di un'opa a 0,505 euro per azione per un valore di 10,8 miliardi di euro contro la capitalizzazione odierna del gruppo che si è ridotta a 7,2 miliardi. Ad affossare il titolo, oltre al consensus sui risultati 2021 attesi in rosso, dopo tre profit warning, anche per le svalutazioni legate a Dazn, hanno contribuito le ipotesi di Bloomberg secondo cui Tim sta spingendo affinché il fondo americano, già presente in Fibercop, rinunci all'opa per coinvolgerlo nella società per la rete unica Netco. Lo scorporo dei servizi di Tim dalla rete è previsto nel piano dell'ad Pietro Labriola che sarà domani approvato dal consiglio di amministrazione del gruppo di tlc insieme al bilancio.
Chiusura ancora in forte discesa per il differenziale tra Btp e Bund, a 147,6 punti. Si restringe infatti di quasi dieci punti rispetto alla chiusura del giorno precedente, a 157 punti. In calo i rendimenti del titoli di Stato europei, con l'allontanarsi al 2023, a causa della guerra, della stretta sui tassi di interesse. Forte il calo del rendimento del decennale italiano, che ha terminato la seduta all'1,400%. Per il Bund tedesco il rendimento è passato in negativo, tornando così a collocarsi a pieno tra i beni rifugio e chiudendo a -0076%
Chiusura in calo per le principali Borse europee. La peggiore è stata Parigi (-3,94%) a 6.396 punti, seguita da Francoforte (-3,85%) a 13.904 punti, Madrid (-3,43%) a 8.188 punti e Londra (-1,72%) a 7.330 punti.
Peggiora Wall Street. Il Dow Jones perde il 2,02% a 33.217,65 punti, il Nasdaq cede l'1,36% a 13.571,21 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,55% a 4.306,16 punti.
Il petrolio vola a New York, dove le quotazioni salgono del 10,8% a 106,29 dollari al barile.