"Grazie Dario Franceschini, ha dato un buon esempio da seguire. Insieme ricostruiremo il Paese fino all'ultimo mattone". E' il messaggio postato su Twitter dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky in risposta all'annuncio del ministro della Cultura che l'Italia è pronta a ricostruire il teatro di Mariupol distrutto dai bombardamenti russi.
E' il 22esimo giorno di guerra, mattina. Dalle macerie del Mariupol Drama Theatre emergono come fantasmi i sopravvissuti alle bombe sganciate ieri dagli aerei russi mentre i soccorritori cercano di sgombrare i detriti per riuscire a entrare in quel seminterrato dove avevano trovato rifugio centinaia di persone. Si sono salvati almeno in 130, afferma la parlamentare ucraina Olga Stefanyshyna. "Sembra che la maggior parte di loro sia sopravvissuta e stia bene", annuncia un altro parlamentare, Dmytro Gurin, originario di Mariupol. Ma i soccorsi sono complicati, spiega, "i bombardamenti e l'artiglieria non si fermano e gli aerei lanciano bombe". Non è ancora chiaro quante persone siano sopravvissute nella struttura, dice Pyotr Andryushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol. Nessuno sa esattamente quanti fossero là sotto, forse 500, forse più di mille, quasi tutti donne, anziani, bambini. E nessuno sa ancora se ci sono morti e feriti tra coloro che erano fuggiti dalla periferia di Mariupol sotto attacco costante e avevano pensato di mettersi in salvo nel centro della città, nei sotterranei di quel teatro che pensavano sarebbe stato risparmiato. Avevano anche, con un'ingenuità che il giorno dopo evoca rabbia e tristezza, scritto a lettere cubitali, in cirillico, la parola 'bambini' sul terreno alle due estremità dell'edifico perché fossero visibili dagli aerei degli invasori russi. Talmente visibili che si leggono perfettamente anche dalle immagini satellitari rilasciate dalla compagnia statunitense Maxar e rilanciate dai siti e dalle tv di tutto il pianeta. Per dieci giorni quel seminterrato è stato il rifugio di Kate, 38 anni, e di suo figlio diciassettenne, fuggiti il giorno prima del bombardamento perché lì non si sentivano più al sicuro e salvi grazie a un passaggio in macchina trovato nel convoglio che ha lasciato la città sfruttando un corridoio umanitario. "Gli edifici intorno al teatro erano stati danneggiati o distrutti. Sapevamo che dovevamo scappare perché presto sarebbe successo qualcosa di terribile", ha detto alla Bbc, ricordando che "all'inizio è stata davvero dura, perché non avevamo una scorta di cibo ben organizzata. Nei primi due giorni gli adulti non avevano cibo. Lo davamo solo ai bambini". Poi, racconta, i militari ucraini hanno organizzato gli aiuti: pasti caldi, acqua, coperte. Il botteghino trasformato in punto di distribuzione di cibo e bevande, le poltrone imbottite delle platee smontate per inventare materassi, quelle di legno tagliate e usate per accendere piccoli fuochi, il pianto dei bambini nello sterminato accampamento sotterraneo. I video girati dai rifugiati prima delle bombe mostrano immagini da day after, e invece il giorno dell'orrore doveva ancora arrivare. Un giorno che ha segnato un "attacco deliberato contro un obiettivo civile" e che è "un'evidente violazione del diritto internazionale", ha detto James Cleverly, numero 2 del Foreign Office britannico evocando un ennesimo crimine di guerra che va ad aggiungersi alla lista già lunga che stanno stilando gli inviati in Ucraina della Corte penale internazionale nel tentativo di trascinare Putin davanti a un tribunale. Dopo aver lasciato Mariupol, Kate si è diretta verso Leopoli, nell'Ucraina occidentale, una regione che è stata in gran parte risparmiata dagli attacchi. "Il primo giorno, dopo che siamo riusciti a uscire, non potevo parlare. Abbiamo pianto tutti", ha confessato. "Ma ora sembra che non ci siano più lacrime. Non credo che questo dolore scomparirà mai". Intanto dall'Italia arriva un messaggio di speranza con l'annuncio del ministro della Cultura, Dario Franceschini: dal Consiglio dei ministri è stata approvata la proposta di offrire all'Ucraina mezzi e risorse per riedificare il teatro appena possibile.
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