Affrontare il pericolo d'una missione lampo a Kiev, sotto l'escalation di missili e bombe russe, per essere il primo leader di un Paese occidentale importante a raccogliere la sfida diretta di un gesto di solidarietà sul campo verso il popolo ucraino e il presidente Volodymyr Zelensky. E' l'obiettivo che Boris Johnson sembra deciso a mettere nel mirino a breve, secondo indiscrezioni che i tabloid della stampa popolare britannica accreditano alle solite gole profonde: tanto da aver dato incarico ai suoi 007, a quanto pare, di esplorare un piano concreto.
La notizia resta in attesa di conferme ufficiali da Downing Street. Ma trova un riscontro nell'arrivo a sorpresa a Londra del ministro della Difesa dell'Ucraina. Oltre che nell'attivismo mostrato dal premier Tory fin dallo scoppio della guerra: sullo sfondo del ritrovato ruolo di alleato numero 1 degli Usa e dell'asse anche personale stabilito con Zelensky al ritmo di colloqui telefonici pressoché quotidiani. In un quadro nel quale BoJo mira evidentemente a ridarsi un'immagine da statista, se non da condottiero alla Winston Churchill - dopo le grane interne di vicende come il cosiddetto scandalo Partygate - facendosi paladino della linea dura sulle sanzioni contro il Cremlino, sull'incremento degli aiuti militari a Kiev o sulla denuncia dei "crimini di guerra russi" (ribadita giusto oggi in faccia all'addetto militare di Mosca a Londra).
L'idea sarebbe dunque al vaglio degli apparati d'intelligence di Sua Maestà, nei cui ranghi peraltro non sembrano mancare peraltro preoccupazioni e dubbi, alimentati fra l'altro dalla decisione appena annunciata da Washington d'evitare un'avventura del genere al presidente Joe Biden, in visita in Europa da domani. I timori fanno riferimento alle difficoltà evidenti di garantire condizioni di sicurezza minimamente accettabili e non trasformare un leader di primo piano in un bersaglio (voluto o non voluto). Ma pure al senso politico e ai possibili messaggi equivoci (nei confronti di Vladimir Putin) di un blitz destinato a restare in buona sostanza simbolico.
Blitz che in ogni caso non dispiacerebbe affatto a Zelensky e ai suoi, i quali guardano sempre più al Regno Unito e al governo Tory a come punti di riferimento. La conferma, se ve ne fosse stato bisogno, arriva dalla scelta di Londra del titolare della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, capo delegazione ai finora inutili negoziati con Mosca, come meta della sua prima visita lampo fuori dall'inferno di Kiev dal via delle ostilità russe.
Ospite del ministro britannico Ben Wallace, ex ufficiale di carriera e veterano dell'Afghanistan, Reznikov non ha parlato in pubblico del possibile viaggio di Johnson, che d'altronde appare una delle ipotetiche ragioni del suo sbarco a sorpresa in rive al Tamigi. E comunque sarebbe destinato a rimanere ovviamente segreto fino all'ultimo secondo. Ha tuttavia elogiato apertis verbis nella breve conferenza stampa spalla a spalla con il collega d'oltre Manica il sostegno militare offerto da Londra. "Il ruolo del governo britannico è speciale, il suo coraggio e il suo spirito sono in netto contrasto con la passività d'altri Paesi", ha detto intonando una sorta di peana e ricordando come la Gran Bretagna sia stata la prima nazione europea a fornire armi "potenti" all'Ucraina per fronteggiare "il terrorismo di Stato" di Mosca: sintetizzato in un elenco che comprende "150 bambini uccisi dall'inizio dell'invasione" nonché "400 scuole o asili e 110 ospedali distrutti". Non senza ammonire che il Cremlino deve essere imperativamente "fermato o altrimenti andrà oltre. E attaccherà altri Paesi".
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