Ogni giorno è prezioso, non c'è tempo da perdere: la strada per un'inchiesta che accerti se in Ucraina siano stati commessi crimini di guerra è già stata aperta e la Corte penale Internazionale intende percorrerla fino in fondo, ma è necessario che il Tribunale dell'Aja spicchi rapidamente un mandato d'arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin. Parla con cognizione di causa Carla Del Ponte - ex procuratore generale svizzero ed ex chief prosecutor del Cpi per l'ex Jugoslavia - il giudice che inchiodò il presidente Slobodan Milosevic incriminandolo per genocidio nella ex Jugoslavia.
"Putin è un criminale di guerra" sostiene senza esitazione la Del Ponte intervistata dal quotidiano svizzero Les Temps. E come tale, è l' esortazione del magistrato, serve subito emettere un mandato d'arresto per accusarlo insieme alla sua cerchia di fedelissimi al Cremlino dei crimini di guerra e contro l'umanità compiuti in Ucraina. L'ipotesi già messa in campo dall'attuale procuratore della Cpi, Karim Khan, è quella di un'incriminazione di Putin, sulla base della dottrina legale della 'responsabilità' del comando', quella secondo cui un leader non può non sapere quanto accade nel conflitto. Questo non vuol dire che Putin finirà in carcere perché se resta in Russia non sarà mai preso. Però diventerebbe di fatto un prigioniero a casa sua. Ma c'è sempre la possibilità che la storia si ripeta come accadde per Milosevic che, una volta perso il potere, fu consegnato dalla stessa Serbia al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia.