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Putin non si ferma, Kiev incalza l'Europa. IL PUNTO alle 15

Lo zar, "non avevamo scelta'. Zelensky, "non comprate il gas"

Redazione Ansa

Parlando al Cosmodromo di Vostochny di quella che Mosca definisce 'l'operazione speciale', il presidente russo Vladimir Putin non ha dubbi sul fatto che l'obiettivo di proteggere il Donbass sarà raggiunto: quello che si sta facendo, sostiene, è salvare le persone da una parte e mettere in sicurezza la Russia dall'altra. E Mosca non aveva altra scelta, perché lo scontro con le forze anti-russe in Ucraina era inevitabile, era solo una questione di tempo. E spiega che lo si doveva fare perché secondo lui Kiev, incoraggiata dall'Occidente, si rifiutava di attuare gli accordi di Minsk per una risoluzione pacifica. Quanto all'attuale posizione russa, lo zar afferma che il suo Paese non si chiuderà e che è impossibile isolarlo. Anzi, Mosca è pronta a cooperare con quanti lo desiderino. Intanto incassa dal presidente bielorusso Lukashenko la promessa che Minsk resterà sempre al suo fianco, in qualsiasi modo evolva la situazione.
    Isolare Mosca è invece proprio l'obiettivo del suo rivale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nel suo intervento al parlamento lituano incalza l'Europa, dicendo che senza uno stop agli acquisti di gas russo non si potrà costringere Mosca alla pace. E chiede di fissare scadenze specifiche per abbandonare o limitare in modo significativo il consumo dell' energia che arriva dalla Russia. Kiev torna poi a denunciare che nelle aree occupate dai russi e poi liberate, continua il lavoro sui crimini di guerra, e quasi ogni giorno si scoprono nuove fosse comuni e si ha testimonianza di torture e stupri, anche di minorenni.
    Intanto torna l'allarme armi chimiche: secondo Kiev, i russi avrebbero fatto cadere un drone con sostanze tossiche sulla città assediata di Mariupol, ma i separatisti di Donetsk smentiscono: "non le abbiamo usate", anche se il battaglione nazionalista Azov parla di bruciori e vertigini, oltre ad altri sintomi, fra coloro che sono venuti a contatto della sostanza.
    Il Pentagono fa sapere di non essere attualmente in grado di confermare se armi chimiche siano state usate, ma continuano le verifiche. Monitoraggi anche da Londra, con il responsabile delle Forze armate che afferma che se ci fosse la prova, allora tutte le opzioni sarebbero sul tavolo in termini di una risposta internazionale. Così come da Bruxelles arriva l'altolà: i responsabili dell'eventuale uso di uso di armi chimiche in Ucraina ne risponderanno.
    Oltre 10mila civili sono morti a Mariupol, dice il sindaco della città Vadym Boychenko, e il bilancio potrebbe arrivare a superare i 20mila, in una città da settimane sotto attacco e dove lo scarseggiare di cibo e forniture ha lasciato molti corpi sulle strade. Nel corso della battaglia per la città portuale l'esercito russo sostiene di aver bloccato un centinaio di militari ucraini mentre tentavano uno sfondamento per uscire dalla città. Mosca afferma che con raid aerei e bombardamenti d'artiglieria ne avrebbero uccisi una cinquantina, costringendo altri 42 alla resa.
    Nel dramma della guerra chi paga di più sono i più piccoli.
    Secondo l'Unicef, circa 4,8 milioni dei 7,5 milioni di bambini ucraini sono stati sfollati dall'inizio del conflitto, e quasi due bambini su tre non hanno più una casa dove vivere.
    Nelle comunità sotto attacco rimaste nel Paese, almeno un milione e mezzo di bambini potrebbe essere a rischio di non avere abbastanza di che nutrirsi. Inoltre, gli attacchi alle infrastrutture del sistema idrico e la mancanza di energia elettrica hanno lasciato circa 1,4 milioni di persone senza accesso all'acqua. E altri 4,6 milioni di persone hanno solo un accesso limitato. (ANSA).
   

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