"Una decisione folle, quando il governo interferisce con lo sport il risultato non è mai buono". Il numero uno del mondo del tennis Novak Djokovic ha definito così il divieto ai giocatori russi e bielorussi di gareggiare a Wimbledon quest'estate. "Condannerò sempre la guerra - ha spiegato dopo il match vinto contro Djere a Belgrado - non la sosterrò mai, essendo io stesso figlio della guerra essendo cresciuto durante i conflitti civili che hanno seguito il crollo della Jugoslavia. Ma i tennisti, gli atleti - ha aggiunto - non c'entrano niente".
Dopo settimane di anticipazioni, ieri è arrivata la conferma: i tennisti russi e bielorussi non potranno partecipare alla prossima edizione di Wimbledon, la numero 145 del torneo più antico e più iconico al mondo. La decisione, drastica e senza precedenti nel mondo del tennis, è stata presa dal comitato organizzatore del prestigioso torneo londinese in accordo con il governo britannico, schierato in prima linea sul fronte occidentale nella rappresaglia antirussa in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. E così dopo aver imposto sanzioni durissime a società e oligarchi ritenuti vicini al Cremlino, che sono costate al Premier Boris Johnson e a numerosi membri del suo governo l'interdizione ad entrare in Russia, ora Londra estende le sue ritorsioni anche in ambito sportivo. Con la reazione del Cremlino, che parla di "decisione inaccettabile".
Una scelta "ingiusta" che "può creare un un precedente dannoso per il tennis". Così l'Atp commenta la "decisione unilaterale" presa dagli organizzatori di Wimbledon e della federtennis britannica di escludere dal torneo i giocatori di Russia e Bielorussia, che potrebbe portare a delle sanzioni. "La discriminazione basata sulla nazionalità è anche una violazione dell' accordo con Wimbledon secondo cui l'ammissione dei giocatori si basa solo sulle classifiche", scrive ancora l'associazione dei tennisti presieduta da Andrea Gaudenzi, che riunirà il Consiglio per valutare la situazione.