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'Fame e deportazioni, così uccidono l'Ucraina'

Denisova, nei campi russi un tatuaggio può decidere la tua sorte

Redazione Ansa

   Nelle zone occupate dai russi "il diritto alla vita è minacciato: oggi 1,6 milioni dei nostri cittadini vivono in stato di guerra e non hanno accesso all'acqua potabile. Altri 4,7 milioni si stanno avvicinando a questa situazione". E' l'ultimo allarme lanciato dalla commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, che in un'intervista all'ANSA elenca, senza nascondere rabbia e indignazione, i dati raccolti finora, da "informatori, testimoni, familiari", sulle violazioni commesse dalla Russia in Ucraina.

    "Nelle regioni di Donetsk e Lugansk, non ci sono più scorte di cibo, distrutte o sequestrate dai russi. Queste regioni hanno bisogno di assistenza umanitaria sotto forma di cibo e medicine", afferma. Ma in questo momento è "Mariupol il nostro dolore continuo". "Nell'acciaieria Azovstal, dove ci sono ancora 500 civili e circa 600 soldati feriti, non si tratta nemmeno più di mancanza di acqua, cibo, luce, medicine", quello che manca è qualunque condizione "che assomigli alla vita".

    Nel suo ufficio nel quartiere governativo di Kiev, Denisova parla senza esitazione, si altera quando denuncia i campi di filtrazione e delle deportazioni verso la Russia, un sistema - sostiene - elaborato da Mosca ben prima dell'invasione del 24 febbraio. Ad oggi "oltre 1,1 milioni di persone sono state deportate nella Federazione russa, di queste 200.000 sono bambini", dichiara spiegando che gli ucraini "che passano la procedura di filtrazione" vengono prima portati a Taganrog, nella regione di Rostov, per poi essere "caricati sui treni e trasportati in tutto il territorio russo". Altri 30.000 sarebbero invece stati portati in Bielorussia.
    In cosa consiste la procedura di filtrazione? "Prima di tutto, l'Fsb controlla i telefonini degli ucraini per vedere con chi collaborano, le cose che dicono, il loro atteggiamento nei confronti del governo o dell'esercito, cosa scrivono sui social. Poi li spogliano, alla ricerca di tatuaggi con emblemi ucraini o simboli patriottici. Chi ha questo tipo di tatuaggi viene considerato sospetto, non passa la filtrazione e viene subito portato via, in direzione di Dokucajevs'k", vicino a Donetsk.
    "Di queste persone non sappiamo più nulla, non abbiamo informazioni su dove finiscano", prosegue la commissaria interrotta solo dalle sirene d'allarme antiaereo.

    Denisova mostra quindi tre documenti in lingua russa, "ottenuti da nostri informatori". Il primo datato 22 marzo è intitolato "Promemoria per i rifugiati nel territorio della Federazione Russa", una sorta di inganno per i deportati, spiega l'ex ministra delle politiche sociali. Il secondo, del 4 aprile, viene presentato come un documento ministeriale di "raccomandazioni metodologiche per garantire il diritto all'istruzione generale" dei bambini deportati. Il terzo, dal titolo "La verità storica", sarebbe invece destinato agli studenti per spiegare le relazioni "fraterne" tra l'Ucraina e la Russia. Documenti che secondo la commissaria dimostrano la volontà di Mosca "di distruggere l'identità nazionale di intere famiglie attraverso i bambini". "E' questo - conclude - il genocidio del popolo ucraino".

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