"Combatto la Russia al fianco degli ucraini per riscattare l'onore della Bielorussia". Ian Melnykov, fighter bielorusso in uniforme mimetica e nastro azzurro della difesa territoriale ucraina al braccio, non è nuovo alla guerra.
Nel 2014 era già a Maidan, "dove uccidevano i civili", e poi in Crimea e nel Donbass per combattere i filorussi armati da Mosca. "Per me era già chiaro che ci sarebbe stata una guerra in Ucraina", afferma in un'intervista all'ANSA il soldato di 28 anni, originario di Minsk, membro del Battaglione Kastuś Kalinouski, dal nome dello scrittore bielorusso che nel 1863 guidò la rivolta antirussa. "Nel 2017-2018 in Donbass noi bielorussi eravamo circa 300. Adesso non saprei nemmeno immaginare il numero, abbiamo già composto un intero battaglione. Direi circa 600-800", dichiara.
"Quando ai primi di marzo sono arrivato a Kiev per alcuni giorni - ricorda -, ho incontrato anche due combattenti italiano. Stavano per entrare a far parte della Legione Straniera". I popoli bielorussi e ucraini "sono fratelli", continua Melnykov. E questa guerra in Bielorussia "è sostenuta solo dal 25% della popolazione. Ma se chiedi chi sarebbe disposto a combattere per la Russia, solo il 7% dice di sì".
Del suo presidente, Aleksandr Lukashenko, dice che "è un usurpatore", da troppi anni al potere "solo grazie al Cremlino". "Ma in Bielorussia non ci sarà bisogno di combattere" per rovesciare il regime, sostiene. "L'esercito bielorusso non va confuso con la polizia: la maggior parte dei militari è contraria alla repressione che sta avvenendo nel nostro Paese - dichiara il militare -. Abbiamo già contattato alti funzionari delle forze armate bielorusse" e "ufficiali dello stato maggiore che sono stanchi dell'idea russa'".
"Credo che Lukashenko fosse davvero sicuro che in tre giorni Kiev sarebbe caduta e che la parata del 9 maggio delle forze bielorusse insieme a quelle russe si sarebbe svolta a Kiev. Ma non è andata così, e ora Lukashenko si rende conto che il piano è fallito. E adesso la sua tesi è: 'Non volevamo affatto una guerra, noi non l'abbiamo iniziata'".
"Ma ad oggi - conclude Melnykov -, il principale passo verso la liberazione della Bielorussia è il rovesciamento del regime del Cremlino. Poi anche Lukashenko troverà la strada per Mosca".