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Jane, la guerriera ucraina che guida le truppe

Combatte da 8 anni, 'voglio un futuro diverso per mio figlio'

Una immagine della soldatessa (foto della guardia nazionale ucraina)

Redazione Ansa

Nome di battaglia 'Jane'. Non lo ha scelto lei, glielo hanno attribuito colleghi e commilitoni pensando forse al film 'Soldato Jane' con Demi Moore. E forse perchè della Navy Seal raccontata dal regista Ridley Scott la comandate ucraina ha di sicuro la determinazione. E' una delle poche donne nella Guardia Nazionale ucraina, è da da otto anni nelle forze armate del Paese, da quando si rese conto che, scoppiata la guerra per la Crimea, fare volontariato non le bastava più: doveva arruolarsi, doveva farlo per l'Ucraina. Da allora è in prima linea, arrivando fino all'incarico a guida dell'unità di risposta rapida, scrive Ukrainska Pravda che ne traccia il profilo.

Jane ha combattuto sul campo fin da subito, difendendo le posizioni ucraine vicino Rubizhne e Sievierodonetsk, in scontri diretti con le forze russe e con gruppi ceceni. "C'erano combattimenti diretti" a distanza ravvicinata, "ci separavano letteralmente 20 metri", racconta al sito ucraino. E ricorda anche uno degli episodi più drammatici, quando un razzo anti-tank esplose a pochi metri da lei che stava soccorrendo un commilitone ferito, 'Arko', questo il nome di battaglia del soldato colpito, riverso a terra, con schegge conficcate nel braccio e nella gamba. "Ero nel mezzo della strada - racconta -, cercavo di soccorrerlo. Stavo medicandogli la testa con delle bende, quando alzai lo sguardo e vidi una granata lanciata da un missile che mi esplodeva accanto. Fui fortunata".

In una videointervista pubblicata sullo stesso sito si vede la ragazza - l'aspetto inequivocabile di giovane donna - in mimetica, con il suo nome di battaglia 'Jane' portato con orgoglio. I capelli lunghi raccolti, gli occhi chiari.

Fotografie che ripercorrono la sua vita al fronte. Anche accanto ad un altro soldato, giovane come lei. Perchè per Jane la vita 'in battaglia' è una questione di famiglia: anche suo marito è un militare ed è al fronte, combattono però in unità diverse.

"Stiamo insieme da sei anni. Non siamo dislocati nelle stesse posizioni ma siamo molto vicini. A volte mi capitava di sentirlo al walkie-talkie, ma ci sono stati anche momenti in cui loro si trovavano in situazioni difficili e io volevo raggiungerli". La motivazione di Jane per la strenua difesa del suo Paese, per la sua vita di donna al fronte, la spiega con una convinzione tanto chiara quanto semplice: il futuro. "Non voglio che mio figlio si ritrovi in quello che sta succedendo adesso, in tutto questo 'mondo russo' e ciò che sta portando".

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