La Corte Suprema targata Donald Trump riscrive la storia dell'America e manda in pensione il diritto all'aborto, regalando ai conservatori una vittoria che agognavano da anni. Lo fa fra le proteste, le critiche e il crescente scetticismo degli americani: solo uno su 4 ha fiducia nei saggi, la percentuale più bassa della storia.
Il susseguirsi di scandali e un processo di conferma altamente politicizzato hanno gettato ombre su quella che fino a pochi anni fa era considerata l'istituzione per eccellenza, quella incaricata più di ogni altra di tutelare i diritti. I primi segnali di disfunzione sono emersi nel 2016 quando, a un anno dalla fine del mandato, Barack Obama nominò Merrick Garland alla Corte Suprema al posto di Antonin Scalia, il giudice conservatore morto improvvisamente. Una nomina senza seguito a causa dell'opposizione repubblicana capitanata da un agguerrito Mitch McConnell, che a Garland non concesse neanche una chance privandolo anche solo della possibilità del processo di conferma. Una mossa politica che fece scalpore, ma che fu ben presto dimenticata rispetto ai ben più pesanti scandali successivi.
Vittorioso alle elezioni del 2016 Trump nominò inizialmente Neil Gorsuch alla Corte Suprema mantenendo così l'equilibrio fra i saggi nel dopo Scalia. Nel 2018 il tycoon ebbe l'occasione di fare una seconda nomina, quella di Brett Kavanaugh. Una scelta a partire dalla quale si aprì una delle pagine più difficili della storia della Corte Suprema. Nel mezzo del processo di conferma infatti Kavanaugh fu accusato di aggressione sessuale da Christine Blasey Ford. Accuse pesanti che negò con forza e che, grazie all'appoggio incondizionato di Trump e dei repubblicani, riuscì a superare incassando la conferma in Senato.
La morte di Ruth Bader Ginsburg nel 2020 concesse a Trump una terza nomina, quella in grado di alterare gli equilibri fra i saggi facendo virare definitivamente la Corte a destra per gli anni a venire, considerando che le nomine sono a vita. Per cercare di stemperare l'ira dei democratici l'ex presidente scelse una donna, Amy Comey Barrett, super mamma di sette figli e una vita da attivista anti abortista. Su Barrett e Kavanaugh sono ora puntati i riflettori dei democratici, secondo i quali i due giudici hanno mentito sull'aborto durante le audizioni per la conferma in Senato.
Come se tutto questo non bastasse a scaldare gli animi, nelle ultime settimane ha inflitto un duro colpo alla reputazione della Corte Suprema Ginni Thomas, la moglie del giudice conservatore Clarence Thomas. Sostenitrice e attivista di Trump, Ginni ha fatto pressione affinché il risultato elettorale del 2020 non venisse certificato e Trump restasse alla Casa Bianca.
Uno scandalo senza precedenti che ha indebolito ulteriormente la Corte Suprema e che ora, alla luce della decisione sulla Roe v.
Wade, acquista ulteriore peso. E questo perché nelle 213 pagine di opinione, Clarence Thomas emerge come il più conservatore dei giudici: a suo avviso infatti si può e si devono capovolgere altre sentenze storiche, quali quella sulle nozze gay, perché la Corte ha "il compito di 'correggere gli errori' stabiliti in alcuni precedenti". Parole pesanti come macigni che piovono su un'America sotto shock che teme una deriva conservatrice e soprattutto di perdere diritti dati per scontati ma che, al momento, non appaiono acquisiti.