Mondo

Hollywood insorge, e ora teme il peggio per i gay

Lizzo dona gli incassi. Da Le Bron a Rapinoe, la protesta dello sport

Redazione Ansa

"Gay, state in guardia, adesso tocca a voi". La sentenza shock della Corte Suprema sull'aborto ha mobilitato star di Hollywood, della cultura e dello sport e come Bette Midler molti temono che il peggio debba ancora venire. "L'ha detto Clarence Thomas: le fondamenta di 'Roe contro Wade' sono le stesse che proteggono i nostri diritti", ha commentato l'attrice di "Sex and the City", Cynthia Nixon, che è lesbica. Taylor Swift vive in Tennessee, uno dei 14 Stati che bandiranno l'aborto nei prossimi 30 giorni, ed è "terrorizzata".

Per Selena Gomez "vedere un diritto costituzionale fatto a pezzi è un orrore". Lizzo alle parole ha preferito i fatti: con Live Nation donerà un milione di dollari degli incassi del suo tour a organizzazioni che sostengono l'accesso all'aborto.

 "Inorridita" perché "in America le pistole hanno più diritti delle donne" è anche anche Kim Kardashian. Vicina in passato a Donald Trump sui temi della riforma penale, l'influencer ha preso le distanze da un verdetto che per l'ex presidente "è venuto da Dio". Le conseguenze per le donne "saranno potenzialmente letali, soprattutto per le donne di colore", ha scritto su Twitter Alyssa Milano, mentre per Patricia Arquette, un'altra attrice-attivista, "bisognava aspettarselo ed è successo: hanno dato alla gente il diritto di portare armi e tolto alle donne il controllo sul proprio corpo".

Chi se l'aspettava era Margaret Atwood, l'autrice canadese del Racconto dell'Ancella: "La Corte sta rendendo Gilead una realtà", aveva scritto in marzo sull'Atlantic. La società teocratica totalitaria uscita dalla sua fantasia nel 1985 in cui le donne sono asservite come veicoli per la riproduzione è stata evocata anche da Martina Navratilova: "Benvenuti a Gilead!".

Restando nel mondo tennis, Alexis Onahian si è chiesto se la Corte di Thomas e Samuel Alito rovescerà la sentenza "Loving contro Virginia", rendendo illegale il suo matrimonio interrazziale con Serena Williams. Billie Jean King, un'altra leggenda degli Open, ha lamentato "la fine di una pratica medica legale e sicura". Lei ne sa qualcosa: nel 1971, quando era all'apice della sua carriera, era rimasta incinta in California dove all'epoca era consentito l'aborto "terapeutico": "Passare sotto il torchio di una commissione di medici estranei è stata l'esperienza più degradante della mia vita".

Si è schierato compatto il mondo del basket. La Nba femminile, ma anche Le Bron James, Kyrie Irving e altri campioni. "E' stato un abuso di potere", ha detto Le Bron, mentre Kyrie ha implorato di aiutare a proteggere le donne "ad ogni costo".

Passando al calcio femminile per Meghan Rapinoe "serve una protesta come il #MeToo". Lewis Hamilton, il sette volte campione di Formula Uno, oggi è "disgustato" per "l'attacco dei potenti contro i più vulnerabili: donne, gente di colore, membri della comunità Lgbtqia+".
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it