Una nuova spada di Damocle rischia di cadere sopra la testa del mercato del gas. L'annuncio di una chiusura del Nord Stream per manutenzione potrebbe spingere di nuovo i prezzi.
E l'effetto si vede: in una sola settimana il riempimento è passato dal 55 al 60%. Poi c'è l'intervento dei 4 miliardi 'anticipati' dall'ultimo decreto che serve a favorire le 'prenotazioni' in un momento nel quale i prezzi sono alti e quindi la liquidità dei trader va in sofferenza. "Poi bisogna ringraziare i grandi operatori, Snam ed Eni, che stanno facendo i salti mortali per riempire gli stoccaggi", ha detto Cingolani. Proprio per evitare problemi, ad esempio, è saltata una norma che era apparsa in una delle bozze del decreto, che chiedeva un contributo di solidarietà alle società di coloro che importano il gas. "Sarebbe stata la scusa per dirottare le forniture verso altri Paesi". Proseguono a gran ritmo le importazioni di gas dal Nord Europa attraverso Passo Gries (Verbania), attorno ai 41 milioni di metri cubi, contro i circa 30 (in saldo tra ingressi ed uscite) in arrivo dalla Russia attraverso il valico di Tarvisio (Udine). Si conferma prima l'Algeria con 54 milioni di metri cubi da Mazara del Vallo (Trapani) mentre dal Tap arrivano 29 milioni di metri di cubi. Al lavoro anche i tre rigassificatori dai quali arriva una quota attorno ai 50 milioni di metri cubi. Poi prosegue l'attività diplomatica con i paesi esportatori, come dimostra la missione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Mozambico. L'obiettivo è quello di arrivare al 90% degli stoccaggi per 'scavallare', spiega Cingolani, l'inverno: dopo sono già prenotati 18 miliardi di forniture per il 2023 e 25 per il 2024. C'è poi il nodo del 'tetto al prezzo' che l'Italia ha proposto 'non per strozzare il mercato ma per evitare i picchi che poi si trasferiscono sull'elettricità, diventando una tempesta perfetta". All'inizio erano tutti contro, ma ora si lavora ad una proposta ed anche Biden ci sta pensando. Ma è una scelta che va fatta unita: "certamente deve essere un 'cap' europeo. Se lo facessimo nazionale gli operatori direbbero in quel Paese non conviene e lo penalizzerebbero".
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