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La mediazione vincente di Erdogan l'equilibrista

Il Sultano bifronte dal summit Nato a quello con Russia e Iran

Redazione Ansa

Leader di un Paese Nato che compra dalla Russia i sofisticati sistemi missilistici S-400.
    Nemico di Mosca nella guerra in Ucraina, dove fornisce a Kiev i micidiali droni Bayraktar, ma anche mediatore nel conflitto.
    Schierato contro le forze al soldo dei russi in Libia e contro l'esercito russo in Siria, ma partecipe fin dal 2017 del formato di Astana, in cui Ankara si spartisce con Mosca e Teheran le zone d'influenza nel Paese di Bashar al Assad. Con l'accordo di Istanbul sul grano, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si conferma disinvolto ma efficace giocatore sullo scacchiere internazionale.
    Già ieri il presidente turco aveva raccolto il plauso degli Usa che hanno lodato "il lavoro diligente dei nostri alleati turchi" nella Nato per arrivare all'intesa, come ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price. E con il risultato di oggi, primo accordo tra i due Paesi belligeranti, il Sultano si è guadagnato quella legittimazione internazionale per il ruolo di mediatore che aveva cercato fin dall'inizio dell'invasione russa a fine febbraio.
    Forse l'unico cruccio è quello di non essere riuscito a portare Putin e Zelensky a sedersi al tavolo a Istanbul, ma in cinque mesi di guerra Erdogan ha ospitato in Turchia ben quattro incontri tra delegazioni di Mosca e Kiev, mostrandosi agli occhi del mondo come un leader credibile.
    Uno standing che gli è stato riconosciuto in questi mesi da molti alleati nella Nato, tra cui l'Italia, e che ha rafforzato la posizione del Sultano nel dettare le condizioni per l'entrata di Svezia e Finlandia nell'Alleanza atlantica, ancora in bilico a causa della minaccia della Turchia di ritirare il sostegno se Helsinki e Stoccolma non prenderanno le distanze da gruppi ritenuti terroristi da Ankara.
    A poche settimane dal vertice Nato di Madrid poi, il presidente turco è riuscito anche ad avere il primo faccia a faccia con Putin dall'inizio della guerra, senza compromettere il rapporto strettissimo che continua a intrattenere, a livello telefonico, con Zelensky. Il Sultano ha addirittura fatto aspettare il presidente russo da solo davanti alle telecamere per quasi un minuto prima di comparire per stringergli la mano.
    L'incontro è avvenuto a Teheran in occasione di colloqui sulla Siria, dove la Turchia è presente militarmente e, al contrario di Russia e Iran, sostiene gli oppositori al regime di Damasco.
    Anche con il presidente iraniano Ebrahim Raisi e Putin, Erdogan ha dimostrato di saper dialogare con due potenze avversarie, continuando a sostenere il fragile processo di pace sulla Siria che i tre Paesi portano avanti da cinque anni e, allo stesso tempo, ribadendo di volere attaccare i curdi nel nord della Siria nonostante il parere contrario di Teheran e Mosca.
   

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