Germania e Francia hanno diffuso una nota alla vigilia della riunione informale di ministri degli Esteri dell'Unione Europea a Praga - chiamata, tra le altre cose, a discutere di un possibile stop ai visti turistici per i russi - in cui si dicono contrari alla misura poiché "controproducente". "Pur limitando i contatti con i rappresentanti e le autorità del regime alle aree di interesse vitale per l'Ue, dobbiamo lottare strategicamente per i 'cuori e le menti' della popolazione russa, almeno per i segmenti non ancora completamente estraniati dall'Occidente", hanno scritto Parigi e Berlino nella nota, pubblicata da Politico.
I due governi hanno dichiarato di voler "mantenere un quadro giuridico che consenta in particolare a studenti, artisti, studiosi, professionisti - indipendentemente dal rischio di essere perseguiti per motivi politici - di recarsi nell'Ue". Berlino e Parigi hanno anche messo in guardia "da restrizioni di vasta portata sulla nostra politica dei visti, per evitare di alimentare la narrativa russa e di innescare effetti involontari di raccolta intorno alla bandiera e/o di allontanare le generazioni future". Le due capitali hanno comunque sottolineato che l'Ue deve "sostenere e ampliare le nostre sanzioni contro le élite politiche, militari ed economiche russe" e hanno definito il sostegno finanziario e militare all'Ucraina "un elemento centrale" della politica di guerra dell'Ue.
Ieri, l'Alto rappresentante Ue per gli Esteri, Josep Borrell, aveva detto che considera improbabile che i ministri degli Esteri dell'Unione europea appoggino all'unanimità il divieto di rilascio dei visti turistici. Borrell ha inoltre ribadito che anche se è contrario al divieto di rilascio dei vist, è invece favorevole a un processo più selettivo, perché "vietare l'ingresso a tutti i russi non è una buona idea".
La richiesta di un'azione comune è stata posta da tempo dai Paesi più vicini alla Russia. La Repubblica Ceca e la Polonia hanno bloccato l'emissione di visti poco dopo l'invasione dell'Ucraina, mentre l'Estonia si è spinta oltre, decidendo di vietare l'ingresso ai russi con visti Schengen rilasciati da Tallinn. Altri però hanno continuato a garantire i documenti di viaggio, consentendo ai russi con visti di circolare liberamente nell'area Schengen e di aggirare i bandi emessi da alcune capitali.
Quanto all'adozione di misure più drastiche, non sembra al momento esserci consenso. I Paesi scandinavi, ad esempio, sono sensibili a questo tema e chiedono una discussione allargata a tutti i partner. L'Ungheria del premier Viktor Orban (considerato da molti la testa di ponte di Putin in Europa) è nettamente contraria. La Germania ha una posizione più cauta. Il cancelliere Olaf Scholz finora si è detto contrario a negare i lasciapassare ai tutti russi, affermando che in questo modo si punirebbe un popolo per una guerra decisa soltanto dal suo leader. Nei giorni scorsi tuttavia la sua ministra degli esteri, Annalena Baerbock, ha ventilato la possibilità di un compromesso, che "metta d'accordo le legittime preoccupazioni e le posizioni di tutti" i Paesi Ue.
Da parte sua, il governo russo ha avvertito che non lascerà senza risposta una possibile sospensione dei visti turistici ai suoi cittadini
da parte dell'Ue. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall'agenzia Interfax