dell'inviata Anna Lisa Rapanà
"Era il 1986, facevo parte dell'equipaggio del volo British Airways che da Londra portava la regina Elisabetta e il principe Filippo a Kathmandu, in Nepal, e poi in Nuova Zelanda. Eravamo chiaramente emozionati, ma lei ci fece sentire a nostro agio. E con Filippo erano contenti: solo loro due, lontani dall'attenzione dei media".
Paul Mason sul braccialetto giallo ha il numero 856: è quindi tra i primi delle migliaia in coda lungo il Tamigi per l'oceanico omaggio pubblico cominciato a Londra per la sovrana scomparsa e che andrà avanti fino alla mattina di lunedì, giorno in cui si terranno i funerali di Stato. E lungo questa fila che corre accanto al fiume di ponte in ponte, per giorni, con attese che secondo le autorità locali potrebbero arrivare fino a 30 ore, si condividono i pensieri, i ricordi personali. Sono tutti pronti a raccontare, insieme, quasi a dipingere un profilo collettivo della regina di tutti, e che a tutti ha lasciato un po' di sé.
"Avevo forse 5 o 6 anni, andavo a scuola a Islington (nel nord di Londra, ndr). Un giorno - racconta Christine Richardson - in classe ci dicono che avremmo avuto visite: ed eccola entrare, la regina. Sono passati tantissimi anni. Non ricordo niente del prima, molto poco del dopo, ma quel momento resta indelebile".
Laura, Jackie, Victoria, Alice, Clare, Brian... sono arrivati da fuori città di mattina presto. E fino ad oggi non si conoscevano. Si ritrovano adesso a condividere l'attesa. Ognuno di loro ha la sua Elisabetta da raccontare: "Sa, è perché per tutti questi anni è stata con noi, nelle nostre case - spiega Laura - Ogni Natale si è seduta a tavola con noi, con il suo consueto messaggio trasmesso in Tv". Interviene Jackie: "E rimane con noi. Sulle nostre tovagliette del tè, sulle nostre tazze", sorride. "Chi era e chi è stata Elisabetta II? Negli anni, e 70 anni di regno sono tanti, si è trasformata. Il suo tratto distintivo però è rimasto la sincerità. E l'empatia anche. E poi, me lo faccia dire, un senso dell'umorismo eccellente", sottolinea Victoria. Gli alti e bassi, si sa, fanno parte della vita: "In quale famiglia va sempre tutto bene? Nessuna - aggiunge -. E allora perché dovrebbe andare tutto bene nella famiglia reale?". "Però quei momenti, gli alti e bassi, Elisabetta II li ha sempre ammessi - tiene a precisare Brian - non tutti sono capaci di farlo. Insomma, parliamoci chiaro, una donna straordinaria, un personaggio colossale. Credo che meglio di tutti lo abbia detto Macron - continua -. Sì, cito il presidente francese, che nel suo messaggio di condoglianze ha detto 'Per voi è la vostra regina, per noi è LA regina".
Ci sono persone di tutte le età sull'Albert Embankment, il primo tratto del percorso dell'attesa che tra i colori dell'Union Jack si snoda da Lambeth Bridge a Westminster Bridge, da Waterloo Bridge al London Bridge, e addirittura fino alla Torre di Londra secondo alcune previsioni. L'organizzazione sembra impeccabile, tutto è gestito al millimetro. Dalle autorità locali è stato attivato anche un livestreaming su YouTube per controllare lo stato della fila. E si direbbe quasi un concentrato di luoghi comuni: i britannici, in fila, la regina, i sudditi, il Tamigi e Westminster. Eppure Londra non può che omaggiarla così Elisabetta, lei nata - a Bruton Street, Mayfair - e cresciuta londinese che di Buckingham Palace aveva fatto il suo 'ufficio'. Ma quando scendeva in città, "aveva un saluto per tutti". Ebbene, tutti adesso sono qui per restituire il saluto.
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