"Questa è una decisione politica, che può essere morale, cioè moralmente accettata se si fa con le condizioni di moralità". Così ha risposto il Papa in aereo alla domanda se sia giusto inviare armi all'Ucraina. "Ma può essere immorale se viene fatta con l'intenzione di provocare più guerra, o di vendere le armi o scartare quelle che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto. Difendersi è non solo lecito, è anche un'espressione di amore alla patria".
"Chi non si difende, chi non difende qualcosa non la ama. Invece chi difende ama", ha proseguito Francesco, secondo cui "si dovrebbe riflettere ancora di più sul concetto di guerra giusta, perché tutti oggi parlano di pace, da tanti anni le Nazioni Unite parlano di pace, fanno tante cose di pace. Ma in questo momento quante guerre sono in corso?". E ha elencato: "Ucraina e Russia, poi adesso Azerbaigian e Armenia, si è fermata un po' perché è uscita la Russia come garante, ma fa il garante qui e la guerra lì, poi c'è la Siria, dieci anni di guerra che non si ferma. Poi c'è il Corno d'Africa, l'Eritrea, che è parte dell'Etiopia, poi c'è il Myanmar, e questo popolo sofferente che io amo tanto, i Rohingya, che gira, gira, gira come uno zingaro e non trova un posto".
"Ma stiamo un una guerra mondiale!", ha esclamato il Pontefice. Sostenendo che "la guerra in sé stessa è un errore, e noi in questo momento stiamo respirando quest'aria, se non c'è guerra sembra che non c'è vita", Francesco ha anche detto al giornalista tedesco che gli aveva rivolto la domanda: "una cosa che ho imparato da voi è la capacità di pentirsi e chiedere perdono per gli errori di guerra. E non solo chiedere perdono, ma anche pagare per gli errori di guerra. Questo dice bene di voi, è un esempio che si dovrebbe imitare".
"Fabbricare armi è un commercio assassino"
"La fabbrica delle armi è un commercio assassino", ha affermato il Papa. "Qualcuno che conosce le statistiche - ha sottolineato - diceva che se si smettesse per un anno di fare le armi si risolverebbe tutta la fame nel mondo. Non so se è vero o no, ma intervenire su fame, educazione, non si può perché si devono fare le armi".
"No alla politica delle poltrone"
"Oggi essere politico è una strada difficile. Dico essere un grande politico, un politico di quelli che si mettono in gioco per i valori della patria, per i grandi valori. Non che si mette in gioco per interessi, la poltrona o per altro. Tutti i Paesi, tra cui anche l'Italia, devono cercare i grandi politici, cioè che abbiano la capacità di fare politica: c'è un'arte, è una vocazione nobile la politica", ha detto il Papa.
"I populismi sono un pericolo per l'Occidente"
Nell'attuale Occidente in decadenza, ha detto papa Francesco, "c'è il pericolo dei populismi". "Cosa succede in uno stato socio-politico di decadenza? - ha chiesto il Pontefice - nascono i 'messia'. I messia dei populismi". "Stiamo vedendo come nascono i populismi - ha proseguito -. Credo di aver menzionato qualche volta quel libro di Ginsberg, 'Sindrome 1933': lì c'è proprio come nasce un populismo in Germania dopo la caduta di Weimar. I populismi nascono così: quando c'è un livello senza forza, allora viene un 'messia'".