Almeno 82 persone sono state uccise nella repressione delle rivolte seguite alla morte di Mahsa Amini da parte delle autorità iraniane nella città di Zahedan nel sud-est del paese dal 30 settembre. Lo annuncia Amnesty International precisando che nella violenta repressione seguita alla preghiera del venerdì del 30 settembre, le forze di sicurezza iraniane hanno ucciso almeno 66 persone, compresi bambini. Da allora, altre 16 persone sono state uccise nel giro di vite condotto dalle autorità, ha aggiunto Amnesty, avvertendo che è probabile che il bilancio sia ancora più alto.
Intanto questa mattina la Tv di Stato iraniana ha trasmesso quelle che sostiene essere le "confessioni" di spionaggio da parte di due francesi arrestati a maggio scorso. In un video trasmesso dal canale in lingua araba Al-Alam, la funzionaria del sindacato francese degli insegnanti Cecile Kohler afferma di essere un "agente della Dgse", il servizio segreto francese. La Kohler e il suo compagno Jacques Paris sono detenuti in Iran dal 7 maggio e sono accusati dalle autorità di voler fomentare agitazioni sindacali nel Paese.
Iran, 'morte a Khamenei' urlato dai tetti di Shiraz
La diffusione da parte della tv iraniana di quella che viene presentata come una "confessione" di spionaggio da parte di due francesi, Cécile Kohler e Jacques Paris, fermati a maggio in Iran, sono "una messa in scena indegna, ributtante, inaccettabile e contraria al diritto internazionale": è quanto afferma il ministero degli Esteri di Parigi, aggiungendo che "questa pagliacciata rivela il disprezzo per la dignità umana che caratterizza le autorità iraniane". Il Quai d'Orsay lancia quindi un appello alla "liberazione immediata" dei due cittadini. Oggi, il sito della tv al-Alam ha diffuso quelle che vengono presentate come delle "confessioni" di spionaggio dei due francesi. In un montaggio video, una donna che si esprime in francese dichiara di chiamarsi Cécile Kohler e di essere un agente dei servizi segreti Dgse, i servizi di intelligence della Francia.
Intanto per Alessia Piperno, l'italiana fermata in Iran "Per Alessia è un momento orribile, ma finirà. Chiunque avesse la possibilità di parlare ad Alessia dovrebbe dirle di non arrendersi all'estorsione di una falsa confessione. Qualunque sia il verdetto del tribunale iraniano bisogna ricordare che scopo è stabilire un suo prezzo nei negoziati con l'Italia. Per questo dico ai familiari di Alessia di essere forti e avere speranza. Teheran l'ha arrestata perché adesso spera di aver qualcosa in cambio, il che significa che sono disposti a lasciarla andare". E' il messaggio di Kylie Moore-Gilbert, 36enne australo-britannica, ex-detenuta nella prigione di Evin, in Iran, dove adesso si trova la travel blogger italiana.