Sale il bilancio fornito dalle autorità giudiziarie - con otto detenuti morti - dell'incendio scoppiato venerdì sera nel carcere iraniano di Evin. 'Tutti i morti erano rapinatori condannati', ha detto la fonte dell'Afp. Nell'istituto di detenzione si trova anche Alessia Piperno, la ragazza italiana fermata il 28 settembre scorso nella capitale. Ieri la Farnesina, in contatto con l'ambasciata italiana a Teheran, ha riferito che la giovane sta bene.
L'incendio sarebbe stato provocato da una rivolta dei detenuti nel famigerato carcere di Teheran dove vengono rinchiusi i detenuti i prigionieri politici. Centinaia di arrestati durante le proteste che hanno infiammato l'Iran dopo la morte della giovane Mahsa Amin sono rinchiusi in questo carcere, dove secondo le ong per i diritti umani viene anche usata la tortura.
Alcuni attivisti politici, tra cui il regista Jafar Panahi e il riformista Mostafa Tajzadeh, così come cittadini con doppia nazionalità come l'iraniano-francese Fariba Adelkhah e gli iraniano-americani Siamak Namazi ed Emad Sharghi, erano detenuti nelle stesse celle in cui è scoppiato l'incendio. Namazi e Sharghi hanno informato le loro famiglie delle loro buone condizioni di salute. Lo ha riferito l'autorità giudiziaria iraniana riferendo i dettagli del rogo. Anche il regista Panahi si sarebbe messo in contatto con i familiari per tranquillizzarli
Secondo l'ong basata a Oslo Iran Human Rights, il fuoco si è esteso nel carcere ed "è stata udita un'esplosione". In un video diffuso dal canale social 1500tasvir si sentono persone che urlano "morte al dittatore". Secondo diverse fonti, l'incendio è scoppiato dopo una rivolta di detenuti che ha interessato la sezione 7 del carcere. Testimoni hanno detto che si sono uditi spari e gruppi di persone si sono radunate nei pressi della prigione urlando slogan. Secondo l'agenzia ufficiale Irna, che cita un alto funzionario della sicurezza, l'incendio è partito dalla sezione 7, quella dove si scontravano detenuti e guardie carcerarie. I rivoltosi avrebbero dato fuoco ad un deposito di vestiti, causando un rogo che secondo le autorità è ora in fase di spegnimento da parte dei vigili del fuoco. Secondo questa fonte, i detenuti ammutinati sono stati separati dagli altri, che sono rientrati nelle loro celle.
Secondo testimoni, nel carcere sono state udite esplosioni e colpi d'arma da fuoco. La polizia ha sparato gas lacrimogeni anche contro le famiglie degli attivisti e degli studenti che sono stati arrestati durante le proteste che dalla morte della giovane Mahsa Amini attraversano il paese, e che si erano radunate intorno alla prigione. La polizia ha intanto bloccato le strade di accesso al carcere.
Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che l'Iran è responsabile della sicurezza degli americani detenuti nella prigione di Evin. "L'Iran è pienamente responsabile della sicurezza dei nostri cittadini detenuti ingiustamente, che dovrebbero essere rilasciati immediatamente", ha twittato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, aggiungendo che Washington stava seguendo i rapporti sull'incidente "con urgenza". Il presidente Joe Biden, commentando la situazione, ha detto che la rivolta è scoppiata perché il "governo iraniano è opprimente". "Ho un enorme rispetto per le persone che manifestano nelle strade", ha detto Biden, parlando con i giornalisti al seguito in Oregon.
Immediata la risposta di Teheran. "L'Iran non sarà indebolito dalle interferenze e dalle dichiarazioni di un politico 'esausto'", ha scritto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, su Instagram. "La vostra abitudine è di abusare di situazioni di disordine, ma ricordate: qui c'è l'Iran", ha intimato, rivolgendosi al presidente Usa.
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