E' partito all'alba da Rzeszow, Polonia, un camion pieno di regali. Due ore di strada, con in mezzo una delicata frontiera: la destinazione è Zovka, cittadina nell'oblast di Leopoli in Ucraina, dove nel convento delle domenicane si festeggia la grande festa di San Nicola, il 'Babbo Natale' dell'est e del nord Europa, e il suo carico di doni per i bambini non sarà fermato neanche dalla guerra.
"Abbiamo preparato regali per settecento bambini, giocattoli, dolci, matite, pennarelli e quaderni per la scuola e anche frutta per mantenere la tradizione", racconta il responsabile della Croce Rossa di Rzeszow Maciej Maruszak.
Ci sono emergenze tutti i giorni, interventi delicati, dalla cura di malati e feriti all'organizzazione degli aiuti alimentari. Ma se chiama suor Mateusza delle suore domenicane della regione di Leopoli si ferma tutto. Loro, le monache sono gli angeli custodi dei piccoli arrivati a Leopoli a causa della guerra, soprattutto dall'est e dal sud del paese dove l'offensiva russa ha seminato morte e distruzione. E ogni volta che vogliono fare qualcosa di speciale per i piccoli profughi chiedono aiuto agli amici con la giacca rossa del soccorso che vivono subito al di là del confine, in Polonia.
E così i volontari arrivano indossando la barba bianca e l'abito di stoffa luccicante per fare vedere a quei bambini che San Nicola è arrivato anche in questo 2022, l'anno più difficile per l'Ucraina nella storia moderna. E che, come ogni anno, il 6 dicembre, si scartano i regali, si mangia frutta, come vuole la tradizione, scarabocchiando fogli con i pennarelli nuovi.
L'attenzione ai piccoli nella regione di Podkarpacki, in Polonia, la più vicina all'Ucraina, si declina da nove mesi a trecentosessanta gradi. Ci sono i piccoli orfani che "sono stati accolti e protetti" nella cittadina di Stalowa Wola, come riferisce il sindaco Lucjusz Nadbereżny e quelli che vengono curati nell'hub medico dell'aeroporto di Rzeszow per poi essere trasferiti nei maggiori centri pediatrici d'Europa. Ci sono settecento insegnanti ucraini assunti dalla fondazione Pcpm per far sentire i piccoli a casa loro, e quelli che a settembre hanno ricevuto lo zainetto pieno di tutte le cose necessarie per frequentare la scuola. Ci sono poi gli psichiatri e psicologi che assistono i piccoli abusati e che "solo dopo sei o sette incontri riescono a parlare del trauma subito". "Ogni bambino ha la sua storia, noi cerchiamo di dare a tutti il nostro aiuto in attesa che possano guardare al futuro con meno paura", dicono i volontari.