Singapore ha giustiziato per impiccagione una donna di 45 anni accusata di traffico di droga, hanno detto le autorità, la prima donna ad essere giustiziata dalla città-Stato in quasi 20 anni.
"La condanna a morte inflitta a Saridewi Binte Djamani è stata eseguita il 28 luglio 2023", ha dichiarato il Central Narcotics Bureau in una nota.
"Ha presentato ricorso contro la condanna e la sentenza e la Corte d'appello ha respinto il suo appello il 6 ottobre 2022", ha affermato l'ufficio, aggiungendo che anche il suo appello per la grazia presidenziale è stato respinto.
Amnesty International ha lanciato un appello per porre fine alle "esecuzioni illegali" a Singapore dopo che una donna e un uomo sono stati impiccati nella stessa settimana. Si tratta di Saridewi Djamani e Mohd Aziz bin Hussain condannati a morte per possesso di droga: la donna è stata impiccata oggi, mentre l'esecuzione dell'uomo risale a due giorni fa. Quella di Djamani, inoltre, è la prima esecuzione di una donna nel Paese dopo 20 anni. "Queste due esecuzioni evidenziano la completa mancanza di riforme sulla pena di morte a Singapore. Mentre la maggior parte del mondo volta le spalle a questa crudele punizione, il governo continua sulla strada della condanna a morte e dell'esecuzione di persone per reati di droga, violando il diritto internazionale e gli standard dei diritti umani", ha detto Chiara Sangiorgio, esperta di pena di morte di Amnesty International "Questa settimana Singapore ha impiccato illegalmente due persone, dando chiara evidenza di una tendenza irreversibile a eliminare questa punizione che non deve avere più alcuno spazio nelle nostre società", ha proseguito Chiara Sangiorgio in una nota. "Le autorità di Singapore devono porre fine alle esecuzioni illegali e sempre più frequenti per il controllo del traffico di droga. Chiediamo ai governi, all'Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e il crimine e all'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti, di fare pressione su Singapore per porre fine al suo approccio estremamente punitivo alle politiche di controllo delle droghe", ha concluso Sangiorgio.
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