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'Un post di Prigozhin scatenò la rivolta dei Wagner'

La ricostruzione di Novaya Gazeta: 'Reagì al controverso raid russo sui mercenari'

Yevgeny Prigozhin, capo della Wagner

Redazione Ansa

    Un messaggio furibondo, in pieno stile Yevgeny Prigozhin. Una reazione violenta che si è trasformata nella miccia necessaria per accendere la rivolta del Gruppo Wagner contro i vertici dello Stato russo, scoppiata il 24 giugno. Come ricostruito dal giornale indipendente Novaya Gazeta, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha portato il leader dei mercenari a lanciare la sua invettiva sui social, alle 21.09 della sera prima, sarebbe stato un attacco delle forze regolari russe sui miliziani della Wagner, che hanno deciso di sparare "intenzionalmente, non per errore".

   Un'offesa che l'ex cuoco di Putin ha deciso di non lasciare impunita. A parole, Prigozhin era pronto "a fare concessioni al ministero della Difesa", ma nella sua ricostruzione "vedendo che non ci siamo ritirati", le forze armate del Cremlino "hanno lanciato attacchi missilistici sui nostri accampamenti", portando alla morte di "un gran numero di combattenti, i nostri compagni d'armi". Il discorso del capo della Wagner si è concluso anticipando quello che sarebbe avvenuto l'indomani con la tentata marcia su Mosca: "Decideremo come rispondere a questa atrocità". Anche se sono in molti a ritenere che abbia usato l'attacco solo come un pretesto.

    Solo dieci minuti prima della chiamata alle armi, sul canale Telegram Wagner Unload un video di un minuto e mezzo aveva infatti mostrato l'esito dell'attacco dell'esercito russo ai mercenari. Non sono serviti a nulla i tentativi di smentita da parte di media e giornalisti più vicini al Cremlino, come quello di Ekaterina Andreeva che ha parlato di una messa in scena e di mancanza di altre prove video, suggerendo che non era "passato più di un quarto d'ora dal momento in cui è stato pubblicato il video con le conseguenze dei presunti colpi, al momento in cui sono apparse le dichiarazioni" di Prigozhin.

    Nella ricostruzione fatta da Novaya Gazeta, in realtà, si evidenzia che il filmato risaliva a qualche ora prima. Ma si aggiunge anche che questo sembra non essere autentico. Dalle analisi fatte sulle immagini, infatti, pare che si tratti di un montaggio costruito ad arte e il luogo in cui l'attacco sarebbe avvenuto - scovato dai reporter - non mostrerebbe i segni dei missili russi. Significativo, inoltre, il silenzio caduto su questa storia, anche da parte dello stesso capo della Wagner, che si sarebbe limitato a pagare un risarcimento alle famiglie dei suoi miliziani uccisi il 23 giugno. Tutti, senza distinguere le vittime comuni da quelle del presunto attacco russo.

    Difficile stabilire se si tratti di un video totalmente reale o meno. Ciò che importa, però, è che ha dato ai combattenti della Wagner una motivazione per mettere a rischio la loro stessa vita, andando contro l'autorità russa: "Non è per le ambizioni del proprietario della Wagner che rischiano, ma in memoria dei compagni caduti". Alle 21.25 del 23 giugno l'annuncio su Telegram: il consiglio dei comandanti della Wagner avevano deciso di arrivare a Mosca. 
   

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