Sono tanti e non sono benvenuti, ogni muro di Tbilisi glielo ricorda con scritte e insulti, ma per i russi fuggiti dalla guerra e da Putin la capitale georgiana è un primo passo verso la libertà e lontano dalla repressione e dalle cartoline degli uffici di leva. Stando alle stime del governo oltre un milione di russi hanno varcato il confine con la Georgia dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, la maggior parte è ora tornata o ha proseguito il suo viaggio, ma oltre centomila cittadini con passaporto russo si sono stabiliti a Tbilisi. Quasi tutti sotto i quarant'anni.
Sasha Sofeev, attivista Lgbt e membro del celebre collettivo Pussy Riot è stato tra i primi ad arrivare a Tbilisi, prima ancora della guerra, dopo che l'ennesimo arresto assieme a Nadya Tolokonnikova e Maria Alyokhina, le iconiche ragazze del gruppo punk divenuto il nemico numero uno di Putin, l'avevano convinto che fosse giunto il momento di cambiare aria. "Tbilisi è per noi il primo passo per raggiungere la libertà ma è una libertà che va guadagnata", spiega all'ANSA Sofeev, che dal suo arrivo si occupa di volontariato e raccoglie fondi per aiutare i rifugiati ucraini a pagare l'affitto. Sofeev ha chiesto un visto Schengen ma gli è stato rifiutato. "Tbilisi mi ha dato ciò che l'Europa non mi ha concesso", spiega il dissidente.
Il rapporto con i georgiani non è tra i più semplici. Come gli altri dissidenti Sofeev in pubblico cerca di esprimersi in inglese e sta imparando il georgiano, anche se quasi tutti capiscono il russo "imporre la nostra lingua è comunque un atto di arroganza", continua. Dalla guerra del 2008 infatti la Russia occupa due regioni della Georgia, l'Abcasia e l'Ossezia del Sud.
"In Russia la guerra del 2008 è presentata in maniera completamente diversa, e spesso aiuto i russi che arrivano a Tbilisi a informarsi su quella guerra per capire come sono andare le cose, per evitare che arrivino con convinzione imposte dalla propaganda russa", continua Sofeev, che sottolinea di sentirsi ormai a casa in Georgia e non pensare a un suo ritorno in Russia a breve.
In una vecchia casa contadina sulla collina che sovrasta il centro storico un altro gruppo di russi ha creato un piccola comunità chiamata "l'altro lato dello specchio", divani ricavati da vecchie vasche da bagno, decorazioni indiane e atmosfera che ricorda i nostri centri sociali. Le mascotte dell'edificio sono due oche chiamate Trubetskoy e Obolensky, come i generali decabristi della fallita rivoluzione antizarista del 1820. Anya, una delle ragazze che gestisce la cucina racconta di "essere scappata da Saratov in macchina col marito il giorno stesso dell'annuncio sulla coscrizione generale", sui rapporti coi locali spiega di fare "del proprio meglio per integrarsi, ma che dalla riapertura dei voli diretti e con ritorni dei turisti "ormai i russi sono di nuovo associati con "gli sciovinisti e volgari turisti che vengono in Georgia pensando ancora che sia casa loro".
I bar del quartiere Sololaki, centro storico della città e meta preferita dei nuovi arrivati sono costellati di bandiere dell'Ucraina e dell'Ue. Al Radio Mutant, uno dei locali più celebri della città, i giovani ballano sotto un cartellone che ricorda che entrando nel club si accetta di far parte di una comunità che ritiene Vladimir Putin un criminale di guerra.
Le autorità georgiane tollerano ma non vedono con piacere che Tbilisi diventi la culla dell'opposizione russa. "Ogni volta che entriamo e usciamo dal Paese la polizia ci sottopone a interrogatori di ore, se partiamo sappiamo che c'è il rischio di non riuscire più a tornare nella nostra nuova casa", spiega Sofeev. Le recenti rivelazioni sull'avvelenamento della giornalista russa Irina Babloyan a Tbilisi nel 2022 inoltre gettano ombra sulle attività dei servizi russi in Georgia: "Al sicuro non lo siamo, ma non lo saremmo neanche a Londra o Roma, se sei sulla lista dei servizi russi, prima o poi se vogliono farti male trovano il modo. Per ora cerchiamo solo di goderci la libertà che a Mosca non avevamo". (ANSA).